Michaela Burger 
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on Lyrikline: 6 poems translated

from: italiano to: alemão

Original

Translation

Sono

italiano | Claudio Pozzani

Sono l’apostolo
lasciato fuori dall’Ultima Cena
Sono il garibaldino
arrivato troppo tardi allo scoglio di Quarto
Sono il Messia
di una religione in cui nessuno crede
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto che non cede

Sono il protagonista
che muore nella prima pagina
Sono il gatto guercio
che nessuna vecchia vuol carezzare
Sono la bestia idrofoba
che morde la mano tesa per pietà
Io sono l’escluso, l’outsider, il maledetto senza età

Sono l’onda anomala
che porta via asciugamani e radioline
Sono il malinteso
che fa litigare
Sono il diavolo
che ha schivato il calamaio di Lutero
Sono la pellicola
che si strappa sul più bello
Io sono l’escluso, l’outsider,  un chiodo nel cervello

Sono la pallina del flipper
che cade un punto prima del record
Sono l’autorete
all’ultimo secondo
Sono il bimbo che ghigna
contro le sberle della madre
Sono la paura dell’erba
che sta per essere falciata
Io sono l’escluso, l’outsider, questa pagina strappata

© Claudio Pozzani
from: unveröffentlichtem Manuskript
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Ich bin

alemão

Ich bin der Apostel
der vom Letzten Abendmahl ausgesperrt wurde
Ich bin der Garibaldi-Gefolge
der zu spät am Felsen in Quarto ankam
Ich bin der Messias
an dessen Religion keiner glaubt

Ich bin der Ausgeschlossene, der Outsider, der Verdammte, der nicht weicht

Ich bin der Protagonist
der auf der ersten Seite stirbt
Ich bin die schielende Katze, die keine Alte streicheln will
Ich bin das wasserscheue Biest
das die aus Mitleid ausgestreckte Hand beißt

Ich bin der Ausgeschlossene, der Outsider, der zeitlose Verdammte

Ich bin die abnormale Welle
die Handtücher und Transistorradios wegschwemmt
Ich bin der Falschverstandene
der zum Streit anregt
Ich bin der Teufel
der das Tintenfass Luthers meidet
Ich bin der Film, der an der schönsten Stelle reißt

Ich bin der Ausgeschlossene, der Outsider, ein Nagel im Hirn

Ich bin der Ball beim Flipper
der einen Punkt vor dem Rekord fällt
Ich bin das Eigentor in der letzten Sekunde
Ich bin das Kind, das Fratzen macht
gegen die Ohrfeigen der Mutter
Ich bin die Angst des Grases
das gemäht werden soll

Ich bin der Ausgeschlossene, der Outsider, diese abgerissene Seite

Aus dem Italienischen von Michaela Burger

Ricordimenticado

italiano | Claudio Pozzani

Corri in strada a provare!
Una strana aria respirerai.
Oggi motori cromati in splendide
vetrine semoventi
domani.... domani muti esseri nel tuo letto
Sono pochi gli anni destinati alla vita
sono pochi quelli per i sogni
Non vedi gente piangere per strada
retta sulle gambe stanche e umide d'ozio?
0 fai finta di non vedere?
E non t'interessa
una Lei piangente sulla tua spalla
con pelle liscia da bambina
con occhi lucidi e sudici d'amore?
Non t'interessa un cuore di pongo

che pulsa pulsa pulsa
dentro una scatola di carne?
Corri in strada a provare!
Gente in fila come a scuola
Gente che scontra
Gente robot
Guarda!
I palazzi invecchiati e smunti
che dilaniano il cielo con denti-balconi
Guarda!
Il fumo delle fabbriche
simile a soffi di draghi
simile a teschi di serpenti intrecciati
Corri in strada, non è finita...
Non vedi parole che sgorgano
come fiumi
da bocche-sorgenti sporche di menzogne?
E senti i temporali lontani?
Ne vedi i lampi ramificati
che agiscono a tenaglia sulle tue tempie?
I tuoi passi lasciano impronte a mezzaluna:
riesci a vedere al di là dell'orizzonte?
Ora, corri a casa a ricordimenticare!
Menti con bulloni allentati
Menti allentate con bulloni
Bulloni con menti allentate
Piove sangue sulla città
Ovatta vermiglia sulla città
Le auto corrono senza rumore
come un coltello dentro il burro
Ognuno dentro una casa/provetta
cavie di dilanianti esperimenti

Equazioni sanguinolente e interrogative....

Le domande inquinano la tua mente
come escrementi sui battistrada di un autobus
Dove il tuo corpo oscilla
Dove il tuo pensiero riposa
Dove il tuo sguardo dissolve le immagini
dal finestrino riflesse
                          Dormi!
quando le tue stanche membra odiano la luce
                          Dormi!
quando i tuoi occhi sono stufi di paesaggi
                          Dormi!
quando una luce, l'ultima, si spegnerà.

© Claudio Pozzani
from: Saudade e Spleen
Paris : Alchimies Poétiques, Éditions Lanore, 2001
ISBN: 2-85157-196-6
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Vergesserinnernd

alemão

Lauf auf die Straße und probiere!
Eine fremde Luft wirst du atmen.
Heute Chrom-Motoren in strahlenden
selbstfahrenden Vitrinen
morgen.... morgen stumme Wesen in deinem Bett
Wenige Jahre sind dem Leben gewidmet
wenige sind jene für die Träume
Du siehst keine Leute auf der Straße weinen
stehend auf müden Beinen, feucht vom Müßiggang?
Oder gibst du vor, nicht zu sehen?
Und es interessiert dich nicht
eine weinende Sie an deiner Schulter
mit mädchenweicher Haut
mit glänzenden Augen, von Liebe befleckt?
Es interessiert dich kein Pongo-Herz
das schlägt, schlägt, schlägt
in einer Schachtel aus Fleisch?  
Lauf auf die Straße und probiere!
Leute in Schlange, wie in der Schule
Leute, die zusammenstoßen
Roboter-Leute
Schau!
Die Gebäude, gealtert und abgemagert,
die den Himmel mit Balkon-Zähnen zerreißen
Schau!
Der Rauch der Fabriken
ähnlich dem Atem von Drachen
ähnlich verschlungenen Schlangenschädeln
Lauf auf die Straße, es ist nicht zu Ende...
Siehst du nicht Wörter die strömen
wie Flüsse
aus Münderquellen lügenbeschmutzt?
Und hörst du die fernen Gewitter?
Und siehst du die verzweigten Blitze
die wie Zangen auf deine Schläfen einwirken?
Deine Schritte lassen Halbmondtritte:
siehst du jenseits des Horizonts?
Jetzt lauf nach Hause zum Vergesserinnern!
Geist mit lockeren Bolzen
Lockerer Geist mit Bolzen
Bolzen mit lockerem Geist
Es regnet Blut auf die Stadt
Hochrote Watte auf die Stadt
Die Autos rasen lärmlos
wie ein Messer in die Butter
Jeder in einem Haus/ Reagenzglas
Kaninchen zerfleischender Versuche

Blutende und fragende Gleichung....

Die Fragen verseuchen deinen Geist
wie Exkremente auf den Reifenprofilen eines Autobus
Wo dein Körper oszilliert
Wo dein Gedanke ausruht
Wo dein Blick die vom Fenster reflektierten Bilder auflöst
Schlaf!
wenn deine müden Glieder das Licht hassen
Schlaf!
wenn deine Augen der Landschaft müde sind
Schlaf!
wenn ein Licht, das letzte, ausgeht.

Aus dem Italienischen von Michaela Burger

Danzo

italiano | Claudio Pozzani

Danzo la danza delle idee geniali
sperando che tu mi dica qualcosa di nuovo
Danzo la danza dei perdenti e perduti
sapendo che i miei passi saranno vani
Danzo la danza degli ingenui felici
credendo che il mio sudore serva a qualcuno
Danzo la danza dei profittatori
e danzerò finché mi pagherai

E danzo, danzo, danzo
per vincere la mia arroganza
Danzo, danzo, danzo
il perché non ha importanza

Danzo la danza dei maledetti
perché lo spleen mi arriva fino al torace
Danzo la danza dei presuntuosi
perché anche tu lo sei se ti credi al mio livello
Danzo la danza degli indesiderati
mi sono allenato molto davanti alle porte chiuse
Danzo la danza degli insofferenti
ti puoi spostare un po' più in là, per favore?

E danzo, danzo, danzo
fino a che resterò in piedi
Danzo, danzo, danzo
perché sei tu che me lo chiedi.

© Claudio Pozzani
from: Saudade e Spleen
Paris: Alchimies Poétiques, Éditions Lanore, 2001
ISBN: 2-85157-196-6
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Ich tanze

alemão

Ich tanze den Tanz der genialen Ideen
und hoffe, das du mir etwas Neues sagst
Ich tanze den Tanz der Verlierer und Verlorenen
und weiß, dass meine Schritte vergebens sind
Ich tanze den Tanz der naiven Glücklichen
und glaube, dass mein Schweiß jemandem dient
Ich tanze den Tanz der Profiteure
und werde tanzen, bis dass du mich zahlst

Und ich tanze, tanze, tanze
und besiege meine Arroganzen
ich tanze, tanze, tanze
warum, tut nichts zur Sache

Ich tanze den Tanz der Verdammten,
weil mir der Spleen bis zur Brust steht,
tanze ich den Tanz der Anmaßenden,
weil auch du es bist, wenn du dich auf meinem Level wähnst
Ich tanze den Tanz der Unerwünschten
ch habe mich gut geübt vor verschlossenen Türen
Ich tanze den Tanz der Ungerührten
Kannst du ein wenig da hinüber gehen, bitte?
 
Und ich tanze, tanze, tanze
Solang ich auf den Füßen bleibe
ich tanze, tanze, tanze
weil du mich darum bittest.

Aus dem Italienischen von Michaela Burger

Ho vomitato l’anima

italiano | Claudio Pozzani

Ho vomitato l'anima
ieri
e adesso mi sento più leggero
posso nuotare
libero
senza zavorre di rimorsi e cattiverie
Ho vomitato l'anima
ieri
e ho sporcato il cesso
Non so cosa mi uscisse dal corpo
sembrava limatura di ferro
mischiata a cotone insanguinato
forse aveva segato le sbarre
per poter scappare
forse si era ferita
forse infettata
Ho vomitato l'anima
ieri
ma non è stato come me l'aspettavo
Pensavo che attendesse
le trombe del Giudizio Universale
la barca di Caronte
o almeno un rintocco di diafane campane
Niente
Non ce la faceva più a restarmi dentro
Scalciava
Urlava
Soffocava
e io mi forzavo
sopportavo
perché pensavo che fosse indispensabile
avere un'anima
e anche lei pensava
d'aver bisogno d'un corpo
E' strisciata via dalla mia bocca
la sua coda era lunga e spinosa
e si agitava guardandosi attorno
Ho vomitato l'anima
ieri
e chissà dov'è finita
sembrava fatta di mercurio
imprendibile
come quando ce l'avevo dentro
e mi rovesciavano come un guanto
restando attoniti
davanti alle mie pareti lisce
Ho vomitato l'anima
ieri
e oggi i Nullibisti di Henry Moore
mi vogliono già
come loro capolista
alle prossime elezioni
Appena sei vuoto
vieni scelto
per rappresentare gli altri
Un bidone che può contenere
più rifiuti possibili
Rifiuti di carta
Rifiuti di carne
Rifiuti nati per essere rifiuti
Rifiuti fatti per non essere rifiuti
Ho vomitato l'anima
ieri
e forse mi manca già
non so più con chi mentire
quando sono solo
quando sogno solo
Il letto a volte m'ingoia
mi accoglie sorridente
e poi si piega a metà
come una pizza mangiata con le mani
e io mi sento digerito
nei sogni
digerito bene quando non li ricordo
digerito male quando i miei occhi
al risveglio si spalancano di colpo
e mi sputano fuori
Ho vomitato l'anima
ieri
e forse se ne sta nascosta
nel sifone
sta arringando grumi di capelli
microbi & saponi
incrostature nere di chissà cosa
Cosa starà dicendo di me?
Se ne parlerà male
ogni mattina il lavabo
s'intaserà per sciopero
Eppure anche voi, Popoli degli Scarichi,
avevate fiducia del mento
che intravvedete dal buco
Non lasciatevi corrompere anche voi
come ho fatto io
ora lei è la vostra guida
come lo è stata per me
Vi farà diventare profumati, bianchi & puliti
Un Popolo dello Scarico senza identità
Voi abituati a guardare dal basso in alto
e a provarci gusto
Come quando io bambino alzavo lo sguardo
e vedevo le nuvole marzoline
impigliarsi nei baffi di mio padre
o la mano di mia madre
che pendeva come una liana
a cui appendermi sicuro
e voi, Popoli dello Scarico
non riuscivate ancora a vedermi
perché al piccolo lavabo
io non arrivavo ancora
neppure sopra una sedia
Ho vomitato l'anima
ieri
e fu forse rigurgito infantile
latte e biscotti al plasmon
scaldati dal mio giovane ventre
Avere un'anima al plasmon
Al napalm, al plancton, al clacson
Avere un'anima e vomitarla
e quel vomito animarlo
Non è colpa mia se anche stasera
sono costretto a inventarmi storie che nessuno mi racconta mai
e non è neanche questione
d'essere un eterno bambino,
perché gli altri non sono cresciuti
sono soltanto già morti
e al Cimitero sì, ci vado a giocare
ma la noia ben presto si trasforma in zanzare buie
Mangio bestie morte fatte a fette
Ho l'immagine di un moribondo sopra il mio letto
Ho studiato e amato le opere di uomini morti
Le cose morte mi hanno sempre nutrito corpo e anima
E il primo è dannatamente vivo ed instancabile
E la seconda addirittura è fuggita via
Ho vomitato l'anima
ieri
e chi se ne frega
al primo freddo rientrerà da sola
come un gatto scappato sui tetti
che rientra starnutente e arruffato
Forse si starà proprio azzuffando
con i gatti che in varie epoche mi sono stati accanto
e che per tutta la loro vita
amarono di me soprattutto le mani
quando si trasformavano in ciotole piene
o in spazzole ossute calde
Ho vomitato l'anima
ieri
ma tu mi sei rimasta dentro
eravate nella stessa cella
e lei se n'è andata senza dirti nulla
o sei voluta restare
ti manca poco per uscire regolarmente
perché scappare, dunque?
No, tu mi sei rimasta dentro
dentro come sempre
E' uscito di tutto dal mio corpo
Umori, bestemmie, sogni, raffreddori, denti da latte
Adesso anche l'anima
E'uscito di tutto, dicevo,
tranne te
e tranne me
Ho vomitato l'anima
ieri
sembrava un mazzo di rose sul pavimento
come uno di quelli che mi facevano arrossire al ristorante
perché non sapevo cosa dovevo fare
e ti avrebbe tenute le mani occupate tornando a casa
Quelle mani, ahimé soltanto due,
che avrei voluto sanguisughe da salasso su di me
dieci, venti soffici ventose tiepide sulla schiena
a togliere umidità, vuoto ed amarezza.
Ho vomitato l'anima,
ieri.

© Claudio Pozzani
from: Saudade e Spleen
Paris: Alchimies Poétiques, Éditions Lanore, 2001
ISBN: 2-85157-196-6
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Ich hab‘ meine Seele erbrochen

alemão

Ich hab‘ meine Seele erbrochen
Gestern
und jetzt fühle ich mich leichter
ich kann frei schwimmen
ohne Ballast von Gewissensbissen und Bosheiten
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und ich hab‘ das Klo verschmutzt
Ich weiß nicht, was mir da aus dem Körper kam
es schienen Eisenspäne
mit blutiger Watte vermischt
vielleicht hat sie die Schranken durchsägt
um fliehen zu können
vielleicht hat sie sich verletzt
vielleicht infiziert
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
aber es war nicht so, wie ich es mir erwartete
Ich dachte, sie würde warten
auf die Trompeten des Jüngsten Gerichts
den Nachen des Charon
oder wenigstens auf einen zarten Glockenschlag
Nichts.
Sie hielt es nicht mehr in mir aus
Sie trat
Schrie
Rang nach Luft
und ich strengte mich an
ertrug
weil ich dachte, es sei unmöglich
keine Seele zu haben
und auch sie dachte
dass sie einen Körper brauchte
Und als sie so aus meinem Mund glitt
war ihr Schwanz lang und stachelig
und sie bewegte sich umherblickend
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und wer weiß, wo sie hingekommen ist
Sie schien von Merkur gemacht
ungreifbar
wie als ich sie drinnen hatte
und sie stülpten mich um wie einen Handschuh
und verblieben sprachlos vor meinen glatten Wänden
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und heute wollen mich die Nulllibristen         
von Henry Moore schon
als ihren Listenführer
für die nächsten Wahlen
Sobald du leer bist
wirst du erwählt
um die anderen zu repräsentieren
eine Tonne, die möglichst viele Abfälle
enthalten kann
Papierabfall
Fleischabfall
Abfall zum Abfall geboren
Abfall, der kein Abfall sein sollte
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und vielleicht fehlt sie mir schon
ich weiß nicht mehr wen anzulügen
wenn ich allein bin
wenn ich allein träume
Das Bett verschlingt mich bisweilen
es nimmt mich lächelnd auf
und dann klappt es zusammen
wie eine Pizza mit den Händen gegessen
und ich fühl mich in den Träumen verdaut
gut verdaut, wenn ich sie nicht erinnere
schlecht verdaut, wenn meine Augen
beim Erwachen plötzlich aufgehen
und mich rausspucken
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und vielleicht bleibt sie versteckt
im Siphon
und hält Haarklumpen, Mikroben & Seifen
eine Ansprache
auch schwarzen Krusten von Wer-weiß-was
Was wird sie von mir erzählen?
Wenn sie Schlechtes erzählt
wird das Klo jeden Morgen verstopft sein
wegen Streik
aber auch ihr, Volk des Abflusses,
hattet Vertrauen ins Kinn
das ihr vom Loch aus saht
Lasst nicht auch ihr euch korrumpieren
Wie ich es tat:
jetzt ist sie eure Führerin
wie sie es für mich war
Sie wird euch duftend, weiß & sauber machen
Ein Volk des Abflusses ohne Identität
Ihr, die ihr gewöhnt seid, von unten nach oben zu sehen
und sich dabei gut zu fühlen
Wie wenn ich als Kind den Blick
hob
und die Märzwolken sah
die sich im Schnurrbart meines Vaters verfingen
oder die Hand meiner Mutter
die ich für eine Liane hielt
an die ich mich sicher anhängen konnte
und ihr, Volk des Abflusses,
konntet mich noch nicht wirklich sehen
da ich an das kleine Klo noch nicht reichte
nicht mal auf einem Stuhl
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und vielleicht infantil überschwemmt
Milch und Plastelin-Kekse
Erhitzt von meinem jungen Bauch
Eine Plastelin-Seele haben,
Eine aus Napalm, aus Plankton, aus Hupe
Eine Seele haben und sie erbrechen
und dieses Erbrechen beseelen
Es ist nicht meine Schuld, wenn ich auch heute abend
gezwungen bin, mir Geschichten zu erfinden
die mir niemand je erzählt
Und es ist auch nicht Frage
des Ewig-Kind-Seins
weil die anderen nicht gewachsen sind,
sie sind nur schon gestorben
und am Friedhof, ja, da geh ich spielen hin
aber die Langeweile geht bald über in
dunkle Mücken
Ich esse tote Tiere aufgeschnitten
Ich hab das Bild eines Sterbenden über
meinem Bett
Ich hab studiert und geliebt die Werke von toten
Menschen
Die toten Dinge haben mir immer
Leib und Seele genährt
Und ersterer ist verdammt lebendig
und unermüdlich
Und zweitere ist sogar entflohen
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
und wen kümmert’s
Bei der ersten Kälte kommt sie von selbst wieder
wie eine auf die Dächer entkommene Katze  
und kommt niesend und zerzaust zurück
Vielleicht wird sie gar raufen
mit den Katzen, die mir zu verschiedenen Zeiten
zur Seite standen
und die ihr ganzes Leben lang
an mir vor allem meine Hände liebten
wenn sie sich in volle Schüsseln verwandelten
oder in knöchrige, warme Bürsten
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
aber du bist mir drinnen geblieben
Ihr wart in der gleichen Zelle
aber sie ist weg, ohne dir was zu sagen
oder wolltest du bleiben:
in Kürze kommst du ganz regulär raus
warum also fliehen?
Nein, du bist mir drinnen geblieben
drinnen wie immer.
Alles Mögliche ist aus meinem Körper gekommen
Launen, Flüche, Träume, Schnupfen,
Milchzähne
Jetzt auch die Seele.
Alles Mögliche ist da raus, sagte ich,
außer dir
und außer mir
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern
es schien ein Rosenstrauß auf dem Boden
wie einer jener
die mich im Restaurant erröten ließen
weil ich nicht wußte, was ich machen sollte
und deine Hände beschäftigt hielt
beim Nachhausegehen
Diese Hände, leider nur zwei,
die ich gleich Blutegeln auf mir
haben wollte
zehn, zwanzig weiche, warme Saugnäpfe auf
dem Rücken
um Feuchte, Leere und Bitterkeit herauszuziehen.
Ich hab‘ meine Seele erbrochen
gestern.

Aus dem Italienischen von Michaela Burger

Genova, Saudade & Spleen

italiano | Claudio Pozzani

Genova nemica degli ombrelli
la pioggia ed il vento cateti
di un improbabile scaleno
Genova pianta carnivora
con le scalinate-fauci
golose di mamme con la spesa
Genova dalle spore di mare
Abbiamo salsedine anche nel cuore
abbiamo salite e discese
anche nelle strade dei nostri sogni
Genova samba di onde
col mare tenuto lontano coi gomiti di diga
o attirato da calamite rocciose
Genova coi pendoli in cucina
che battono ore
di velluto a coste larghe
Genova ronzìo di mosche
che sfuggono ai pugni sulla tovaglia
ai cerchi di vino e alle briciole stanche
Genova saudade e spleen...
Guardo la torre
che nessuno visita e conosce
fra una lacrima e l'altra
della mia finestra salata.

© Claudio Pozzani
from: Saudade e Spleen
Paris: Alchimies Poétiques, Éditions Lanore, 2001
ISBN: 2-85157-196-6
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Genua, Saudade & Spleen

alemão

Genua Feindin der Regenschirme
der Regen und der Katheten-Wind
eines unwahrscheinlichen gleichseitigen Dreiecks
Genua fleischfressende Pflanze
mit den Treppen-Schlünden
die Mütter mit Einkäufen verschlingen
Genua aus den Sporen des Meeres
Haben wir Salz
auch im Herzen
Haben wir Auf- und Abstiege
auch in den Straßen unserer Träume
Genua Samba aus Wellen
mit dem Meer auf Distanz gehalten
mit den Deichen-Ellenbogen
oder angezogen von felsigen Lockungen
Genua mit den Pendeln in der Küche
die in breiten Flanken
Samtstunden schlagen
Genua Surren der Fliegen
die den Fäusten auf dem Tischtuch entfliehen
auf der Suche nach Wein und müden Krümeln
Genua Saudade e Spleen...
Ich betrachte den Turm
den keiner besucht und kennt
zwischen einer Träne und der anderen
von meinem salzigen Fenster.

Aus dem Italienischen von Michaela Burger

Cerca in te la voce che non senti

italiano | Claudio Pozzani

Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi

Basse case dai tetti spioventi
lacrimanti pioggia da gronde ormai marce
Profumo di terra, di foglie, di stagni
e sinistri paesaggi di candido marmo

Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi

Vermi che giacciono sotto il fondo fangoso
topi che nuotano in ruscelli d'acciaio
Fumo di nebbia, auto veloci
che brucano leste tagliatelle d'asfalto

Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi

Ombra di creta camminano stanche
scuotendo bassa la conica testa
Obliqui fantasmi stampati sul muro
ricordano fughe e cavalli di frisia

Il buio comincia a specchiarti la mente
mentre tutto diventa effervescente e verde...

© Claudio Pozzani
from: Saudade e Spleen
Paris: Alchimies Poétiques, Éditions Lanore, 2001
ISBN: 2-85157-196-6
Audio production: 2006, M.Mechner / Literaturwerkstatt Berlin

Such in dir die Stimme, die du nicht hörst

alemão

Such in dir die Stimme, die du nicht hörst
iss das Universum, wenn du sie nicht verstehst

Niedrige Häuser mit abfallenden Dächern
tränender Regen aus  morschen Traufen
Duft von Erde, von Blättern, von Teichen
und finst‘ren Landschaften von weißem Marmor

Such in dir die Stimme, die du nicht hörst
iss das Universum, wenn du sie nicht verstehst

Würmer, die unter dem schlammigen Grund liegen
Ratten, die in Stahlströmen schwimmen
Nebelrauch, schnelle Autos,
die flinke Asphalt-Tagliatelle äsen

Such in dir die Stimme, die du nicht hörst
iss das Universum, wenn du sie nicht verstehst

Schatten aus Ton gehen müde
tief schüttelnd den konischen Kopf
Schiefe Gespenster auf Mauern gedruckt
erinnern an Flucht und an friesische Pferde

Die Dunkelheit beginnt dir den Geist zu spiegeln
während alles sprudelnd und grün wird...

Aus dem Italienischen von Michaela Burger