vor 13.8 milliarden jahren

vor 13.8 milliarden jahren, im ersten milliardstel eines
milliardstels eines milliardstels einer milliardstel sekunde
blähte sich unser universum um das zehn-billionen-
billionen-fache auf: von subatomaren dimensionen
zu der größe eines fußballs, so sagt man im april
des jahres 2014. in diesen urknallball war unsere liebe
schon eingraviert, aber vorher noch sonnen
planeten und monde, das ganze schwerkraftding
musste sich einschaukeln, liebes, das dauert ein bisschen.
auch unsere kugel, aus sternenstaub zusammengepappt
war nicht gleich fest; doch irgendwann zellen
unter wasser: einzelne, tänzelnde, noch unsterbliche
gebilde .. ewige teilungen, plasmaeinschnürungen:
aus eins wird zwei ohne rest. erst später zusammenkünfte
vielzellereien, die erfindung der leiche: volvox
die kugelalge, muss als erste dran glauben
ihr körper gesprengt bei der geburt ihrer töchter.
überall leichen! – aber pflanzen behalten immer die
nerven, liebes, nicht wahr .. ganz anders als wir.
überhaupt PFLANZEN! ohne sie keine liebe.
wie göttliche diener verschenken sie zucker und luft.
tiere erscheinen: fische und saurier, mollusken
und vögel, kiemen und lungen, die erste milch
die aus den zitzen tropft, die ersten säuger:
unauffällige kleingewachsene, huschende objekte ..
und auch wir mussten erst in form gebracht werden
liebes: affen und menschen, milliarden von
menschen, lucy und ötzi, immer wieder zerlegt
nach wenigen jahren von bakterien und pilzen
(in einer handvoll erde oder in deinem wunderschön
geschwungenen mund leben mehr bakterien
als jemals menschen auf dieser welt herumspaziert
sind, so sagt man im april des jahres 2014)
schließlich wir: mit großen gehirnen, kaum fell
trinken milch und wachsen heran, fast ohne instinkte:
wir lernen und lernen, überleben und finden
uns schließlich, erkennen uns schließlich
mitten in der nacht, auf einer straße in
münchen, unter zerschossenen laternen
und fühlen uns plötzlich – unerklärlicherweise
albernerweise – unzerstörbar und lachen
und unser lachen rast um die sonne, du weißt schon
wie wahnsinniger, glücklicher staub ..

© Verlagshaus Berlin
Extraído de: diese kleinen, in der luft hängenden, bergpredigenden gebilde
Berlin: Verlagshaus Berlin, 2016 / 2., überarbeitete Auflage 2019
Produção de áudio: Haus für Poesie / 2018

13.8 miliardi di anni fa

13.8 miliardi di anni fa, nel primo miliardesimo di un
miliardesimo di un miliardesimo di un miliardesimo di secondo
il nostro universo si gonfiò di dieci bilioni
di bilioni di volte: da dimensioni subatomiche
alla grandezza di un pallone da calcio, così si dice nell’aprile
dell’anno 2014. in questa palla uscita dal big bang il nostro amore
era già inciso, ma prima ancora soli,
pianeti e lune, l’intero coso di gravità
doveva assestarsi dondolando, cara, ci vuole tempo.
anche la nostra sfera, polvere di stelle incollata assieme,
non era subito salda; eppure a un certo punto cellule
sott’acqua: singole masse ballonzolanti, ancora
immortali .. continue scissioni, addensamenti di plasma:
uno diviene due, senza resto. solo più tardi aggregamenti,
organismi pluricellulari, l’invenzione del cadavere: volvox
l’alga sferica deve crederci per prima
il suo corpo proprio disintegrato alla nascita delle figlie.
cadaveri ovunque! – ma le piante tengono i nervi
saldi, cara, non è vero? .. al contrario di noi.
d’altra parte PIANTE! senza di loro niente amore.
come ancelle divine regalano zucchero e aria.
compaiono gli animali: pesci e sauri, molluschi
e uccelli, branchie e polmoni, il primo latte
che gocciola dai capezzoli, i primi mammiferi:
piccoli oggetti, modesti, guizzanti ..
e anche noi abbiamo dovuto passare prima per questa forma,
cara: scimmie e uomini, miliardi di
uomini, lucy e ötzi, sempre più differenziati
dopo pochi anni da batteri e funghi
(in una manciata di terra o nel meraviglioso
arco della tua bocca vivono più batteri
di quanti uomini siano mai passati sulla faccia della terra,
così si dice nell’aprile dell’anno 2014)
e infine noi: con grandi cervelli, poca pelliccia
beviamo latte e cresciamo, sopravviviamo e finalmente
ci troviamo, ci riconosciamo finalmente
nel mezzo della notte, su una strada a
monaco, tra lanterne distrutte
e all’improvviso ci sentiamo – inspiegabilmente,
stupidamente – indistruttibili e ridiamo
e il nostro riso sfreccia attorno al sole, lo sai bene,
come polvere impazzita, felice ..

Traduzione: Daniele Vecchiato