Nino Muzzi

italien

Die Saale bei Wettin

Hell und weit, mit Gesang und: trockenem Ge-
Räusch über den Knospen liegt, nach langem
Winter, die Ebene vor uns; simmernd, unter
Den Porphyrbögen aus Licht. Hier, wo der Fluß
An den Felsfüßen gräbt, bricht das Idyll in den
Blick, verdoppelt sich –: ein zweiter Spiegel
Des Wassers, sagt man … die ruhende Eruption
Unter dem Glast – hier, wo die Stille gefüllt ist
Mit Zilpzalp-Geschwätz, dem steigenden Lied
Einer frühen Lerche, die am äußersten Rand der
Firmamenthalle fliegt. Darunter, an den Rippen
Des Horizonts der Balzruf einer entrückten, nun,
Das Kratzen der Stifte und Stichel beherzenden,
Die Blesse spreizenden Ralle. Der Fluß indes
Gräbt am Bogen der Fläche, in der sich das Licht
Verbreitert mit sich selbst, hinter dem grafischen
Geknorr der Sträucher und Bäume hockend –
An dem die Schleiche des Döblitzer Wegs sich
Schlängelt, blitzend im Glühen des Sterns, auf
Das wir gewartet haben. Das uralte Dreiaug’
Der Kapelle sieht unserem schweigenden Tag-
Werk, auf der flirrenden Kante, beherzt zu,
Wo uns gellend ein Milan bewacht. In Stichlot
Des Blicks: diese unglaubliche, mammutene
Landschaft, hier, am Fließ, das sie Saale nennen,
Was ›Schicksal‹ heißt. Still sitzen wir, stumm.

© André Schinkel
Extrait de: unveröffentlichtem Manuskript
Production audio: Haus für Poesie, 2019

La Saale presso Wettin

Chiaro ed ampio, con canto e arso fruscio
sui germogli, si stende, dopo lungo inverno,
la piana innanzi a noi che sobbolle
sotto gli archi porfirici di luce. Qui, dove
il fiume scava ai piedi delle rocce, sboccia l’idillio
nello sguardo, si raddoppia -: un secondo specchio
dell’acqua, si dice … l’eruzione dormiente
sotto il bagliore – qui, dove il silenzio è pieno
del cinguettio di un luì, di un canto che sale
da un’allodola mattutina che vola al bordo estremo
della volta celeste. E in basso, alle costole
dell’orizzonte, il grido di richiamo di un estatico
rallo che sfida il graffio degli steli e dei pruni
e allarga il petto bianco. Il fiume intanto
scava l’arco della piana dove si mesce la luce
con se stessa da dietro il grafico
groviglio dei cespugli e degli alberi –
dove serpeggia il sentiero verso Döblitz
tortuosamente, e brilla nell’incendio dell’astro
che noi abbiamo atteso. L’antica trifora
della cappella guarda con sfida la nostra
opra del giorno dalla facciata splendente,
dove uno stridulo nibbio ci sorveglia. Nel punto
di saldatura dello sguardo: questo incredibile
paesaggio pachidermico, qui, lungo il fiume
chiamato Saale, che vuol dire “destino”.
Qui sediamo in silenzio, ammutoliti.

Traduzione: Nino Muzzi