Alberto Nessi
Il ladro di minuzie
Il ladro di minuzie
Adesso che sono vecchio
mi dedico a scoprire le minuzie
torno sul posto per vedere i dettagli
esploro le frattaglie, i capanni
che cadono di fianco ai palazzoni
le erbe intorno ai tombini, l’idrante
dimenticato, il mistero. La domenica
se nessuno mi vede, come un ladro
penetro nella corte disabitata
dove il tempo ha lasciato il suo sentiero.
Mi piace fare sempre gli stessi giri.
E se alzo la testa d’un tratto m’investe
la fiamma rossa della locomotiva
vicino alla stazione smistamento
oppure nella bottega
appare la grande macchina con le cinghie.
Poi mi siedo in un angolo
davanti alla fontanella di ghisa
e tiro fuori il mio biscotto. Sopra di me
tacciono le tortore del platano
stanno lì ferme sopra i rami
a respirare i gas.
C’è una pianta
di fronte alla Metallo dove d’estate
si accalcano gli uccelli senza nido
a annunciare la luce che s’oscura
sopra le croste: ma cosa fanno
lì tutti insieme, cosa gridano
nascosti nello scuro delle foglie
cosa vogliono da noi?