Elisa Biagini
In cucina
In cucina
In questo corpo
inospitale
all’inquilino,
dalle tegole
smosse, dalle
perdite d’acqua,
il frigo è vuoto.
*
con questi occhi
tazzine spaiate
raccolgo terra
che è un continuo
bagnare.
*
la lingua un sasso
che si schiude, che
caccia un’ala e
mi scappa dietro
al frigo.
*
quella che a te
sembra ditata,
è incrinatura.
Il vetro del bicchiere
andato in pezzi e
rincollato
che poi
ti segna il labbro
ad ogni bere.
*
mi ascolto anche
stavolta, parole
come gas
lasciato aperto,
cuscino pigiato
sul viso.
*
taglio
nell’occhio:
pupilla presa
nella porta che
mi hai chiusa.
*
da questa serratura
passa vento di
unghie, di pensieri
sfuggiti al trattenere,
invade casa come
cibo cucinato dal
vicino, unge gli
specchi.
*
tengo latte
di pietra
dentro al frigo,
per i denti più
forti,
ci tengo un
terzo palmo
per dormirci
sonni di lettere,
fruscii
come di ciglia
nell’ombra.
*
nel frigo, da chiuso,
c’è il colore della
piega del
ginocchio, c’è
il sapore della
parola stanca.
*
il silenzio
tra noi, frigo
che ronza
d’esser aperto.