scandagliando il collo con le labbra
bere i messaggi delle bottiglie gettate in mare
decifrando con un borbottio gli scarabocchi a tratti oscuri
il glu glu gutturale e arricciato delle bollicine

articolando attentamente inizi smozzicati come formule di cortesia

strozzandosi per l’incontenibile riso
afferrare tutti i dettagli di una catastrofe

la nave è affondata
e il sole si è corrugato
e il mare rovesciandosi si è svuotato
e noi siamo qui
noi siamo qui
qui

noi, vostri surrogati fratelli e sorelle
di ingegno, certo, di che altro,
anche solo preso in prestito, anche solo extraterrestre
c’è davvero differenza in questo stadio dell’amnesia
per chi ha gustato beatitudini di un altro mondo

noi siamo i soliti, abitatori gelatinosi del cielo
perduti in giungle deserte di cemento armato
siamo piegati in quattro come pseudo orangotanghi non ancora scoperti
sulla riva incolta di un agognato champagnsea
attendiamo il segnale e moriamo di sete

a questo punto giunse a nuoto l’inchiostro
e attraverso le lenti rosee e bluastre delle meduse
baluginarono le saponette consumate di lisci volti inespressivi