Remo Fasani
Al bel tempo
Al bel tempo
Mi volevo raccogliere, star solo.
Ma, dalla strada sotto la finestra,
venne dapprima il conversare alto
di mio fratello e di un nostro vicino.
Poi trombe di bambini che impietose
si sfidavano a squilli d'esultanza.
Poi l'abbaiare, da dietro la casa,
del cane ancora giovane e sorpreso
da ogni cosa che gli tocca i sensi.
Poi una, due, tre e più automobili
che, mi accorsi, passavano a intervalli
troppo vicini, se già circonvalla
tutto il villaggio l'assidua autostrada.
Poi, da lontano, un gallo che spandeva
intempestivo, a mezzo la mattina,
il suo grigo d'inutile trionfo.
Poi nuove voci, di due donne, piane,
ma che pure vibravano nell'aria
serena e come vuota del settembre.
Poi altro ancora. E sempre le automobili,
questo rumore che più esprime il sordo
fuggire dei viventi dalla vita
che ascolta un senso...
C'era da impazzire,
o da invocare il suono della pioggia,
ch'è sempre uno, non si avverte, e placa.
Ma vinse la pietà per il bel tempo,
per i miei simili e per quanti insieme
con loro si godevano gli estremi
giorni d'estate. Anch'io ero nel mondo.