Nino Muzzi

italienisch

Landschaft bei Tannenhof*

Keiner war in der Lage,
über den eigenen Tellerrand zu schauen,
jeder war der Mittelpunkt seines Hungers.

Mit ihren Sensen glichen die Mähder Schulzirkeln,
ihre Standbeine waren die Nadeln,
mit denen sie sich auf Erden fixierten.
So wurden ihre Standbeine Kreismittelpunkte,
u. die Längen ihrer Sensenbäume,
deren Klingen sich stählern durchs Frühsommergras zirkelten,
die jeweiligen Radien ihrer Kreise.

Sehen Sie?!
Das war eine Anthropozentrik,
die den Namen verdiente,
eine wahre geometrische Anthropozentrik!

Die Sichtverhältnisse des Glücks waren auf ein Minimum reduziert,
die Welt war eine Scheibe,
u. die Blitze u. Donner,
die von außen auf sie einschlugen,
Gotteszeichen,
u. der Aberglaube,
der dabei entstand,
poetisch groß.

Ja, eine Scheibe war die Welt
mit dem Radius einer Blechschüssel o. eines Sensenbaums o. des
                                                                                leinenen Kreises,
den Urgroßmutters schwarzer Rock auf dem Boden bildete,
wenn sie sommers aus heiterem Himmel inmitten des Hofes,
wo sie soeben harten trockenen Mais abgerebelt hatte,
sich hinhockte u. wildpinkelte.
Sehen Sie?!
Sie trug sommers keine Unterwäsche unterm Rock.

Sehen Sie
das unverschämte, vorkopernikanische u. hündisch sein Revier
                                                                    markierende Glück?!

Wir befanden uns in einer Diesigkeit des Glücks sondergleichen,
wir waren ganz dizzy vor Glück.

Wieder so blindwütig glücklich, so glückswütig blind sein!


* Brad (deutsch Tannenhof, ungarisch Brád) ist eine Kleinstadt im Kreis Hunedoara in Siebenbürgen, Rumänien.

© Alexandru Bulucz
Aus: Unpublished
Audioproduktion: Haus für Poesie, 2022

Paesaggio vicino a Tannenhof*

Nessuno era in grado

di guardare al di là del proprio naso,

ognuno era il centro della propria fame.


Con quelle falci fienaie, i mietitori sembravano dei compassi,

le loro gambe erano le punte,

con cui si piazzavano sul terreno.

Così le gambe diventavano il centro dei cerchi

e la lunghezza delle loro falci,

le cui lame d'acciaio giravano nell'erba di inizio estate,

i rispettivi raggi dei cerchi.


Vedete?!

Era un antropocentrismo

degno del nome,

un vero antropocentrismo geometrico!


La visibilità della felicità era ridotta al minimo,

il mondo era un disco

e il lampo e il tuono,

che lo colpiva dall'esterno,

un segno di Dio,

e la superstizione

che ne derivava,

poeticamente grande.


Sì, il mondo era un disco

con il raggio di una ciotola di latta o il manico di una falce o del

                                                                               cerchio di stoffa,

formato sul suolo dalla gonna nera della bisnonna,

se d'estate, di punto in bianco, in mezzo al cortile,

dove aveva appena sgranato il granturco duro e secco,

si era accovacciata e pisciava senza ritegno.

Vedete?!

D’estate non portava biancheria intima sotto la gonna.


Vedete

la sua felicità sfacciata e precopernicana, che marca il territorio come un cane?!


Ci trovavamo in una nebbia di felicità senza eguali,

eravamo in totale vertigine di gioia.


Esser di nuovo così ferocemente felici, così felicemente ciechi!



* Piccola città in Transilvania

Traduzione: Nino Muzzi