Pina Piccolo 
Übersetzer:in

auf Lyrikline: 6 Gedichte übersetzt

aus: arabisch nach: italienisch

Original

Übersetzung

نساء - Women

arabisch | Ghayath Almadhoun

النساءُ اللواتي عصرنَ العنبَ بأقدامهنَّ منذ بدءِ التاريخ.

النساءُ اللواتي تمَّ قَفْلُهُنَّ بحزامِ العفَّةِ في أوروبا.

الساحراتُ اللواتي أُحرِقنَ في العصورِ الوسطى.

روائياتُ القرنِ التاسع عشر اللواتي كَتَبْنَ بأسماءَ ذكوريةٍ لكي يستطعنَ النَّشر.

حاصداتُ الشاي في سيلان.

نساءُ برلينَ اللواتي أَعَدْنَ إعمارَهَا بعد الحرب.

فلاحاتُ القطنِ في مصر.

الجزائرياتُ اللواتي يَضَعْنَ البرازَ على أجسادهنَ لكيلا يُغتصبنَ من قبلِ الجنودِ الفرنسيين.

عذراواتُ السيجار في كوبا.

عصابةُ الماساتِ السوداواتِ في ليبيريا.

راقصاتُ السامبا في البرازيل.

اللواتي فَقَدْنَ وجوهَهُنَّ بالأسيدِ في أفغانستان.

أُمي.

أنا آسف.

© Ghayat Almadhoun
Audio production: Ghayat Almadhoun, 2014

Donne

italienisch

Voi, donne, che avete pigiato l’uva dall’inizio della storia
Voi, donne, che siete state incatenate dalle cinture di castità in Europa
Voi, streghe che siete state messe al rogo nel Medioevo
Voi, scrittrici del diciannovesimo secolo che avete scritto sotto pseudonimo maschile per essere pubblicate
Voi, che avete raccolto il tè a Ceylon
Voi, donne di Berlino che l’avete ricostruita dopo la guerra
Voi, che coltivate il cotone in Egitto
Voi, algerine che avete ricoperto di escrementi i vostri corpi per non essere violentate dai soldati francesi
Voi, che a Cuba arrotolate i sigari
Voi, donne ribelli dei diamanti neri in Liberia
Voi, danzatrici di Samba in Brasile
Voi, il cui volto è stato deturpato in Afghanistan
Mamma
Mi dispiace

a cura di Sana Darghmouni con revisione di Pina Piccolo da Carmilla

لا أستطيعُ الحضور - I Can’t Attend

arabisch | Ghayath Almadhoun

في الشمالِ، بالقربِ من سياجِ الله، مستمتعاً بالتطورِ الحضاري وسحرِ التكنولوجيا، وبآخرِ ما توصلتْ إليهِ البشريةُ من أساليبِ التمدن، وتحتَ التأثيرِ المخدرِ الذي يمنحهُ الأمانُ والتأمينُ الصحيُّ والضمانُ الاجتماعي وحريةُ التعبير، أتمدَّدُ تحتَ شمس الصيفِ كأنَّني رجلٌ أبيض، وأفكرُ بالجنوب، مختلقاً أعذاراً تبررُ غيابي، يمرُّ بجانبي مهاجرونَ ورحالةٌ ولاجؤون، يمرُّ سكانٌ أصليونَ ومزيفونَ ومتهربونَ من الضرائب، كحوليونَ وأغنياءُ جددٍ وعنصريون، كلُّهم يعبرون أمامي وأنا جالسٌ في الشمالِ أفكرُ بالجنوب، وأؤلفُ قصصاً مزيفةً كي أُغطي على غيابي، وكيفَ أنَّني لا أستطيعُ الحضور.


نعم، لا أستطيعُ الحضور، فالطريقُ بين قصيدتي ودمشق مقطوعةٌ لأسباب ما بعد حداثية، منها أنَّ أصدقائي يصعدون إلى الله بتسارعٍ مُضطردٍ أعلى من سرعةِ مُعالجِ كمبيوتري، وبعضُها يخصُّ امرأةً قابلتها في الشمالِ فأنستني حليبَ أمي، وبعضها متعلقٌ بحوضِ السمكِ الذي لنْ يجدَ منْ يطعِمَهُ في غيابي.


 لا أستطيعُ الحضور، فالمسافةُ بين واقعي وذاكرتي تؤكِّدُ أنَّ أينشتاين على حقّ، وأنَّ الطاقةَ المنبثقةَ من اشتياقي تساوي حاصلَ ضربِ الكتلةِ في مربَّعِ سرعةِ الضوء.


 لا أستطيعُ الحضور، لكنَّني قادرٌ على الغياب، نعم، أستطيعُ الغيابَ بمهارةٍ عالية، وقد أصبحتُ محترفاً في الآونة الأخيرة، وصارَ لي أجندةٌ أرتِّبُ فيها مواعيدَ غيابي، وصارَ لي ذكرياتٌ لم تقعْ بعد.


أستطيعُ الغياب، كما لو أنَّني لم أكنْ، كما لو أنَّني عَدَم، كما لو أنَّ الهواءَ لم يدخلْ رئتي من قبل ولم يكُ لي أعداء، كما لو أنَّني فقدانُ ذاكرةٍ مُرَكَّز، كما لو أنَّني غيبوبةٌ تنتقلُ بالعدوى.


لا أستطيعُ الحضور، فأنا الآنَ مشغولٌ بالحربِ الباردة التي أخوضها يومياً مع العزلة، بالقصفِ العشوائيِّ للعتْم، بالاكتئابِ الممنهجِ وغاراتِ الوحدةِ التي تستهدفُ المطبخ، بحواجزِ التفتيشِ التي تقفُ بيني وبين الصيف، بالبيروقراطية بسببِ فَصْلِ السلطاتِ التشريعيةِ والتنفيذية، بالروتينِ في دائرةِ الضريبة، لقد حدَّثْتَنِي طويلاً عن الحرب، دعني أحدِّثك قليلاً عن السلامِ الذي أنعمُ به هنا في الشمال، دعني أحدِّثك عن تدرجاتِ لونِ البشرة، عن معنى ألَّا يعرفَ الناسُ أنْ يلفظوا اسمك، عن الشَّعر الأسود، عن الديمقراطيةِ التي تقفُ دائماً في صالحِ الأغنياء، عن التأمين الصحِّي الذي لا يشمل الأسنان لأنَّها ليست جزءاً من الجسد، دعني أحدِّثكَ عن الخضار التي لا طعمَ لها، عن الورودِ التي لا رائحةَ لها، عن العنصريةِ المغلفةِ بابتسامة، دعني أخبركَ عن الوجباتِ السريعةِ والقطاراتِ السريعةِ والعلاقاتِ السريعة، عن الإيقاعِ البطيءِ والحزنِ البطيءِ والموتِ البطيء.


هل ستُصدقني إنْ قُلتُ لكَ إنَّ حذائي متعبٌ، وإنَّ في داخلي ذئباً لا أستطيعُ كبحَهُ بعد أن اشتمَّ رائحة الدم، هل تصدقني إنْ رأيتَ على جسدي آثارَ الرصاصاتِ التي أصابتْ أصدقائي هناكَ بينما أنا جالسٌ هنا خلفَ شاشةِ الكمبيوتر، أتؤمنُ بالمصادفة، إنَّ غيابي مصادفةٌ مخططٌ لها بعنايةٍ بالغة، خبط عشواء مدروسة، ولقد اكتشفتُ مصادفةً أنْ ليس مصادفةً أنْ تحدثَ المصادفة، إنما المصادفةُ ألَّا تحدث. المهم، هل ستصدقني إنْ حلفتُ لكَ بالموسيقى، أقسمُ بالموسيقى أنَّ تصريحَ الإقامةِ في أوروبا قد يباعد ما بيننا وبين الموتِ بالرصاص، لكنَّه يقاربُ ما بيننا وبين الانتحار.


حسناً، سأخبركَ الحقيقة، سأخبركَ لمَ لا أستطيعُ الحضور، حدثَ ذلك في إحدى أمسياتِ الصيف، حين صادفتُ في الطريق إلى البيت امرأةً حزينة، كانتْ تحملُ في يدها غابة، وفي حقيبتها زجاجةَ نبيذ، قبَّلتُها فأصبحتْ حاملاً في الشهر الحادي عشر...


ليس هذا ما يمنعني من الحضور، سأخبركَ الحقيقة، لقد أمسكتني دمشقُ مع امرأةٍ أُخرى في الفراش، حاولتُ أنْ أُصلحَ الموقف، وأنَّ ما جرى نزوةَ ليس إلا، وأنَّها لن تتكرر، أقسمتُ بكلِّ شيء، بالقمر، بالألعابِ النارية، بأصابعِ النساء، لكنَّ كلَّ شيءٍ كانَ قد انتهى، فهربتُ إلى الشمال...


ليس هذا ما يمنعني من الحضور، سأخبركَ الحقيقة، حين كنتُ طفلاً، لم أكنْ أعرفُ أي شيءٍ عن اقتصاد السوق، الآن وبعدَ أنْ أصبحتُ مواطناً في إحدى دول العالمِ الأول فإنَّني لا أعرفُ أي شيءٍ عن اقتصادِ السوق...


ليس هذا ما يمنعني من الحضور، سأخبركَ الحقيقة، حينَ كنتُ أهمُّ بالمجيء، اصطدمتْ حقيبتي بخبرٍ عاجلٍ فانكسرتْ لغتي إلى قطعٍ وتناهبها المارة، ولم يعدْ لديَّ لغة...


ليس هذا ما يمنعني من الحضور، سأخبركَ الحقيقة، أنا ميِّت، نعم، لقد توفيتُ منذ عدةِ سنوات...
 

© Ghayat Almadhoun
Audio production: Ghayat Almadhoun, 2014

Non posso essere presente

italienisch

Al Nord, vicino al confine con Dio, godendomi una cultura evoluta e la magia della tecnologia, e le ultimissime frontiere conquistate dalla civiltà umana, e sotto l’effetto ipnotico che danno la sicurezza, l’assicurazione sanitaria, l’assistenza sociale e libertà di espressione, mi distendo sotto il sole estivo come un uomo bianco. Penso al Sud inventando scuse per giustificare la mia assenza. Accanto a me passano migranti, nomadi e rifugiati, passano abitanti autoctoni e falsi, evasori fiscali, alcolizzati, nuovi ricchi e razzisti, passano tutti davanti a me mentre sono seduto a Nord pensando al Sud. Invento false storie per nascondere la mia assenza e perché non posso essere presente.

Sì, non posso essere presente, la strada tra la mia poesia e Damasco è tagliata per cause postmoderne: tra queste che i miei amici ascendono verso Dio con un’accelerazione più rapida della velocità di un processore di computer. Alcune riguardano una donna che ho incontrato a Nord e che mi ha fatto dimenticare il sapore del latte materno. E altre hanno a che fare con i pesci di un acquario che non troveranno nessuno per dargli da mangiare durante la mia assenza.

Non posso essere presente, poiché la distanza tra la mia realtà e la mia memoria conferma che Einstein ha ragione, che l’energia che emana dalla mia nostalgia è uguale al risultato della moltiplicazione della materia per il quadrato della velocità della luce.

Non posso presenziare, ma posso essere assente. Sì, posso essere assente con grande abilità, e sono diventato un professionista ultimamente. Ho un’agenda dove annoto tutti gli appuntamenti della mia assenza e ho ricordi ancora non avvenuti.

Posso essere assente come se non fossi mai esistito, come se fossi un nulla, come se l’aria non fosse mai entrata nei miei polmoni e come se non avessi nemici, come se fossi una perdita di memoria concentrata o un coma contagioso.

Non posso essere presente perché sono impegnato in una guerra fredda che conduco ogni giorno con l’isolamento, con un bombardamento cieco contro l’oscurità, con una depressione programmata e i razzi della solitudine che mirano la cucina, con i check point che stanno tra me e l’estate, con la burocrazia a causa della separazione tra potere legislativo ed esecutivo, con la routine dell’ufficio delle imposte. Mi hai parlato a lungo della guerra, lascia che ti parli un po’ della pace di cui godo io qua al Nord. Lascia che ti parli delle gradazioni del color della pelle, di cosa significa quando la gente non sa pronunciare il tuo nome, dei capelli neri, della democrazia che sta sempre dalla parte dei ricchi, dell’assicurazione sanitaria che non copre i denti perché non fanno parte del corpo. Lascia che ti parli della verdura che non ha alcun sapore, dei fiori che non hanno alcun odore, del razzismo avvolto in un sorriso. Lascia che ti parli dei fast food, dei treni veloci e delle relazioni veloci, del ritmo lento, della tristezza lenta e della morte lenta.

Mi crederai se ti dico che la mia scarpa è stanca e che dentro di me vi è un lupo che non posso fermare dopo aver sentito l’odore di sangue? Mi crederai se vedi sul mio corpo le tracce delle pallottole che hanno colpito i miei amici là mentre io sono seduto qua dietro allo schermo del computer? Credi nel caso? Che la mia assenza è un caso meticolosamente pianificato, un colpo di caso studiato? Ho scoperto per caso che il caso non è un caso quando accade, ma il caso è quando non accade. Comunque mi crederai se ti giuro sulla musica, giuro sulla musica che il permesso di soggiorno in Europa potrebbe forse allontanarci dalla morte con le pallottole ma rende più probabile al suicidio.

Bene, ti racconterò la verità. Ti dirò perché non posso essere presente. È accaduto in una serata d’estate, quando ho incontrato sulla strada verso casa una donna triste, portava tra le mani una foresta e nella borsa una bottiglia di vino, l’ho baciata ed è rimasta incinta nell’undicesimo mese…

Non è questo che mi impedisce di essere presente. Ti racconterò la verità. Damasco mi ha catturato con un’altra donna a letto, ho cercato di salvare la situazione dicendo che quel che era accaduto era solo un capriccio che non si sarebbe ripetuto. Ho giurato su tutto, sulla luna, sui fuochi d’artificio, sulle dita delle donne, ma tutto era finito, allora sono fuggito verso Nord…

Non è questo che mi impedisce di essere presente. Ti racconterò la verità. Quando ero bambino, non sapevo nulla di economia di mercato, ora che sono diventato cittadino di un paese del primo mondo, non so nulla di economia di mercato …

Non è questo che mi impedisce di essere presente. Ti racconterò la verità. Quando ho deciso di venire, la mia valigia si è scontrata con una notizia dell’ultima ora, la mia lingua si è frantumata in pezzi e i passanti l’hanno rubata e non ho più una lingua…

Non è questo che mi impedisce di essere presente. Ti racconterò la verità. Sono morto, sì sono deceduto da molti anni…

Non è questo che mi impedisce di essere presente. Ti racconterò la verità.

a cura di Sana Darghmouni con revisione di Pina Piccolo da Carmilla

كيف أصبحتُ... - How I become...

arabisch | Ghayath Almadhoun

سقطَ حُزنُها من الشرفةِ وانكسر، أصبحتْ تحتاجُ إلى حزنٍ جديد، حين رافقتُها إلى السوق، كانتْ أسعارُ الأحزان خياليةً فنصحتُهَا أنْ تشتريَ حُزناً مستعملاً، وجدنا حزناً في حالةٍ جيدة، غيرَ أنَّهُ واسعٌ قليلاً، كانَ كما أخبرَنَا البائعُ لشاعرٍ شابٍ انتحرَ في الصيفِ الماضي، أعجبَها الحزنُ وقرَّرنا أخذه، اختلفنا مع البائعِ على السعرِ، فقال إنَّه سيعطينا قلقاً يعودُ إلى الستينياتِ كهديةٍ مجانيةٍ إن اشترينا الحزن، وافقنا وكنتُ فرحاً بهذا القلقِ الذي لم يكنْ في الحسبان، أحسَّتْ بفرحتي فقالت هو لك، أخذتُ القلقَ في حقيبتي ومضينا، مساءً تذكرتُ القلق، أخرجتُهُ من الحقيبةِ وقلَّبتُهُ، لقد كانَ بجودةٍ عاليةٍ وبحالةٍ جيدةٍ رغم نصفِ قرنٍ من الاستعمال، لا بدَّ أنَّ البائعَ يجهلُ قيمتَهُ وإلَّا ما كان ليعطينَاهُ مقابلَ شراء حزنٍ رديءٍ لشاعرٍ شاب، أكثرُ ما أفرحني به هو أنَّهُ قلقٌ وجودي، مشغولٌ بحرفيةٍ عاليةٍ وفيه تفاصيلُ غايةٌ في الدقةِ والجمال، لا بدَّ أنَّهُ يعودُ لمثقفٍ موسوعيٍ أو سجينٍ سابق، بدأتُ باستعمالهِ فأصبحَ الأرقُ رفيقَ أيَّامي، وصِرتُ من مؤيدي مباحثاتِ السلام، توقفتُ عن زيارةِ الأقاربِ وازدادتْ كتبُ المذكراتِ في مكتبتي ولم أعدْ أُبدي رأياً إلا ما ندر، صارَ الإنسانُ عندي أغلى من الوطنِ وبدأتُ أشعرُ بمللٍ عام، أمَّا أكثر ما لفتَ انتباهي هو أنني أصبحتُ شاعراً.

© Ghayath Almadhoun
Audio production: Literaturwerkstatt / Haus für Poesie, 2016

Come sono diventato

italienisch

La sua tristezza è caduta dal balcone infrangendosi, quindi le serviva una nuova tristezza. Quando l’ho accompagnata al mercato i prezzi delle tristezze erano alle stelle così le ho consigliato di acquistarne una usata. Abbiamo trovato una tristezza in buono stato, ma era un po’ larga. Come ci ha spiegato il mercante, essa apparteneva ad un giovane poeta che si era suicidato l’estate scorsa. Quella tristezza le è piaciuta e quindi abbiamo deciso di prenderla. Poiché stentavamo ad accordarci con il mercante sul prezzo lui propose di aggiungere un’angoscia che risale agli anni sessanta se avessimo comprato la tristezza. Abbiamo accettato ed ero contento di quell’angoscia imprevista. Lei ha sentito la mia gioia e quindi mi ha detto “è per te”, ho messo l’angoscia nel mio zaino e ce ne siamo andati. La sera mi sono ricordato dell’angoscia, l’ho tirata fuori dallo zaino e baciata, era veramente di buona qualità e in buone condizioni nonostante mezzo secolo di utilizzo. Senza dubbio il venditore ignorava il suo valore altrimenti non me l’avrebbe ceduta per l’acquisto della pessima tristezza di un giovane poeta. Quel che mi ha rallegrato di più di quest’angoscia è che era esistenziale, fatta con artigianalità meticolosa e dettagli di estrema finezza e bellezza. Senz’altro risale ad uno studioso dalla conoscenza enciclopedica oppure ad un ex prigioniero. Ho cominciato ad usarla e l’insonnia è diventata la mia compagna di vita, e sono diventato un sostenitore dei negoziati di pace, ho smesso di visitare i miei familiari, sui miei scaffali sono aumentati i volumi di memorie e non esprimo più un parere se non raramente. L’essere umano è diventato per me più importante della patria e ho cominciato a sentire l’ennui esistenziale. Ma quel che mi ha colpito di più è che sono diventato un poeta.

a cura di Sana Darghmouni con revisione di Pina Piccolo da Carmilla

المجزرة - Massacre

arabisch | Ghayath Almadhoun

المجزرة مجازٌ ميتٌ يأكل أصدقائي، يأكلهم بلا ملحٍ، كانوا شعراءَ، وأصبحوا مراسلين مع حدود، كانوا متعبين وأصبحوا متعبين جداً، "يعبرون الجسر في الصبح خفافاً "، ويموتون خارج التغطية، إنني أراهم بالمناظير الليلية، وأتتبعُ حرارة أجسادهم في الظلام، ها هم يهربون منها إليها، مستسلمين لهذا المساج الهائل، المجزرة أمهم الحقيقية، أما الإبادة الجماعية فهي مجردُ قصيدةٍ كلاسيكيةٍ يكتبها جنرالاتٌ مثقفون أحيلوا إلى التقاعد، الإبادة الجماعية لا تليق بأصدقائي، فهي عملٌ جماعي منظم، والأعمال الجماعية المنظمة تذكرهم باليسار الذي خذلهم.
 
المجزرةُ تصحو باكراً، تحمّمُ أصدقائي بالماء البارد والدم، تغسلُ ملابسهم الداخلية وتعدُ لهم الخبز والشاي، ثم تعلمهم قليلاً من الصيد، المجزرة أحنُّ على أصدقائي من الإعلان العالمي لحقوق الانسان، فتحتْ لهم الباب حين غُلِّقتْ الأبواب، ونادتهم بأسمائهم حين كانت نشراتُ الأخبار تبحث عن عدد الضحايا، المجزرة هي الوحيدةُ التي منحتهم اللجوء بغض النظر عن خلفياتهم، لم يهمها وضعهم الاقتصادي، لم يهمها إنْ كانوا مثقفين أو شعراء، إنها تنظر إلى الأشياء من زاوية محايدة، لها نفس ملامحهم الميتة، وأسماءُ زوجاتهم الأرامل، تمرُّ مثلهم على الأرياف والضواحي، وتظهرُ فجأة مثلهم في الأخبار العاجلة، المجزرة تشبه أصدقائي، لكنها دائماً تسبقهم إلى القرى النائية ومدارس الأطفال.
 
المجزرة مجازٌ ميتٌ يخرجُ من التلفزيون، ويأكل أصدقائي دون رشة ملح واحدة.

© Ghayath Almadhoun
Audio production: Literaturwerkstatt / Haus für Poesie, 2016

Il massacro

italienisch

Il massacro è una metafora morta che divora i miei amici, li inghiottisce senza sale. Erano poeti e sono diventati Reporter Con Frontiere, erano già stanchi e sono diventati ancora più stanchi. “Attraversano il ponte al mattino con un passo leggero”[1] e muoiono fuori copertura telefonica. Li vedo con i binocoli notturni e seguo il calore dei loro corpi nel buio. Eccoli fuggire da esso per ritrovarlo e arrendersi a questo massaggio terrificante. Il massacro è la loro madre veritiera. Quanto al genocidio, non è altro che una poesia classica scritta da generali intellettuali messi in pensione. Il genocidio non si addice ai miei amici, perché è un’opera collettiva e organizzata e le opere collettive e organizzate ricordano loro la sinistra che li ha abbandonati.

Il massacro si sveglia presto, bagna i miei amici di acqua fredda e di sangue. Lava i loro capi intimi e prepara per loro il pane e il tè, poi gli insegna un po’ a cacciare. Il massacro è più solidale con i miei amici che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ha aperto loro le porte mentre le altre erano chiuse e li ha chiamati per nome mentre i notiziari non erano interessati che al numero delle vittime. Il massacro è l’unico che ha concesso loro l’asilo senza badare alle loro appartenenze. Non si interessa della loro situazione economica. Che siano poeti o intellettuali, non lo preoccupa. Esso guarda le cose da un’angolazione neutra. Possiede i loro stessi tratti morti e i nomi delle loro vedove. Passa come loro nelle campagne e nelle periferie, e appare improvvisamente come loro nelle notizie urgenti. Il massacro assomiglia ai miei amici ma li precede sempre nei villaggi remoti e nelle scuole per bambini.

Il massacro è una metafora morta che esce dalla televisione e inghiottisce i miei amici senza il minimo pizzico di sale.

[1] Citazione di un verso del poeta libanese Khalil Hawi.

a cura di Sana Darghmouni con revisione di Pina Piccolo da Carmilla

العاصمة - The Capital

arabisch | Ghayath Almadhoun

ـ ما هي عاصمة الكونغو الديمقراطية؟

ـ أنتويرب.

 

 

في هذه المدينةِ التي تتغذّى على الألماس.

تنمو الأسلاكُ الشائكةُ في قصائدِ الشعراء.

تموتُ المواعيدُ في الرزنامة.

تتوقّفُ يديْ عن لمسِ شفتَيكِ.

يتوقّفُ رجالُ الشرطةِ عن الضحكِ.

تتوقّفُ سيّارةُ التكسي التي قُتل سائِقُها برصاصةِ قنّاصٍ في دمشقَ أمامَ المحطّةِ المركزيةِ في أنتويرب.

يتوقّفُ الإرهابُ في البلاي ستيشن.

وأنا أتأبّطُ نفسي، وأتوقّفُ عن التوقّفِ.

أفكّرُ في المسافةِ بين شفتَيَّ وجلدكِ.

كأنَّني لم أُولَدْ في مخيّم اليرموك للاجئين الفلسطينيين في دمشق عام ١٩٧٩.

كأنّكِ لم تُولدي في مجرّة دربِ التَّبَّانة.

 

 

 

في هذه المدينةِ التي يمسحونَ فيها الدَّمَ عن الألماسِ بنفسِ العنايةِ التي يَمسحُ بها الأطبّاءُ الدَّمَ عن جرحِ مُصابٍ، قاموا بإنقاذِ حياتِهِ.

أمرُّ خفيفًا، كما تَمُرُّ دبّابةٌ على الإسفلت.

حاملًا قصائدي مثلَ بائعٍ متجوّل.

كُلَمَا سِرْتُ في اتّجاهِ البحرِ أكلتْني الصحراءُ التي تَخرجُ من حقائبِ المهاجرين.

ومن جواز سفري الذي لم يعترفْ بهِ أحدٌ سواكِ.

أنا صاحبُ القصائدِ التي تتحدّثُ عن الموتِ، وكأنَّها تتحدّثُ عن الأمل.

وعن الحربِ، وكأنَّ الله موجود.

منذُ ماتَ أصدقائي أصبحتُ ذئبًا وحيدًا.

أحاصرُ الفرحَ في الزاوية، وأدوسهُ كحشرةٍ ضارة.

أصدقائي الذين قُتلوا تحتَ التعذيبِ يجلسونَ بجانبي بكامل أناقتهم، وكأنَّنا في حفلِ استقبال.

وأُمّي تتفقّدُني عبرَ الأسلاكِ.

لكي تتأكّدَ أنَّني لا أزال أبولُ على هذا الكوكبِ.

 

 

لقد نظَّفتُ غرفتي من أيِّ أثرٍ للموت.

كيلا تشعري حينَ أدعوكِ إلى كأسِ نبيذٍ.

أنَّنِي ورغم أنِّي في ستوكهولم.

لا أزالُ في دمشق.

 

 

في هذه المدينةِ التي تتغذّى على ألماسِ الدَّمِ.

أتذكّرُ عرسَ الدَّمِ.

أتذكّرُ النسيانَ.

أقفُ في منتصفِ صورةٍ جماعيةٍ بالأسودِ والأسودِ تجمعُ شعراءَ مرُّوا من هنا.

تُحيلني الهوامشُ التي تركتِها بجانبِ قصائدي إلى الحزنِ.

يتحوّلُ قلبي إلى فزَّاعةٍ خشبيةٍ لطردِ طيورِ هيتشكوك.

قلبي البريءُ الذي لا يحتمل.

يصبحُ قاسيًا كالكلماتِ الصريحةِ.

ويتحوّلُ الشارعُ إلى دفترٍ.

أنتِ الوحيدةُ التي باستطاعتها تحويلَ الشارعِ إلى دفترٍ.

تُمسكينَ ببراءةٍ يَدِيْ، لكي نقطعَ رأسَ السنةِ.

فينهارُ البنكُ الدوليّ.

وتقفُ الطبقةُ الوسطى ضدَّ المُهاجرين.

يقفُ رجلُ الأمنِ مُسلّحًا بالتاريخِ، ليرسمَ سدَّا بين الضواحي والفرح.

يقفُ لونُ البشرةِ مثلَ حاجزِ تفتيشٍ بيننا.

بين الميناء الذي يستوردُ الحُرّيّة

والشارعِ الممتدِّ من المقبرةِ إلى غرفةِ النومِ.

لمْ تُتعبْني الحربُ.

بل القصائدُ التي تتحدّثُ عن الحربِ.

لم تُتعبْني المُدُنُ الباردة.

لكنَّها أكلتْ أصابعي تلكَ القصائدُ التي تتحدّثُ عن المُدُنِ الباردة.

وأنا لا أستطيعُ الرقصَ دونَ أصابعي.

لا أستطيعُ أنْ أُشيرَ إلى الشرقِ دونها.

سكتةٌ قلبية تقتلُ ساعةَ الحائطِ.

وأصدقائي يشهدونَ زورًا بأنَّ الحياة رائعة.

هذه المدينةُ تنهارُ إلى الداخلِ، كأنَّها ثُقبٌ أسود.

أقصدُ ثقبًا أخضرَ.

والشارعُ يركضُ خائفًا.

إنَّها المرّةُ الأولى التي أَرى فيها شارعًا يركضُ في الشارع.

إنَّها المرّةُ الأخيرةُ التي أرى فيها بيتًا يتّكئُ على ضحكةِ المرأةِ الحزينةِ التي نسيتها في المطبخ، ليظلَّ واقفًا.

وعلى رائحةِ التوابلِ التي بعثرتْها القذيفةُ، ليظلَّ حيَّا.

الجيرانُ هربوا دونَ أنْ يُغلقوا النوافذَ المفتوحةَ على المجزرة.

دونَ أنْ يُغلقوا كتابَ فنِّ الطبخِ المفتوح على الصفحةِ رَقْم ٧٣.

عصافيرُ الشجرةِ المجاورةِ انتقلتْ إلى البيتِ.

سكنتْ في خزانةِ المطبخِ نصفِ المفتوحةِ.

ستقتُلها قذيفةُ هاون من عيار ١٢٠ ملم صُنعتْ في الاتّحاد السوڤييتي عام ١٩٨٧ لمحاربة الإمبريالية.

الكنارُ ماتَ من الجوعِ في القفص.

إنّها الحرب.

تموتُ الكناراتُ من الجوعِ في أقفاصها حين يختفي سَجَّانُها.

سَجَّانُها الذي خرجَ من البيتِ، ولم يَعُدْ.

البيتُ الذي انهارَ على قصائدِ الشعراءِ الذين خانتْهُم بلادُهُم.

بلادُهُم التي كانوا يبكونَ منها، وأصبحوا يبكونَ عليها.

ها هم يقرؤونَ حُزنَهم أمامَ الغرباء.

بقصائدهم يكسرونَ الوقتَ.

بأيديهم يقرعونَ الأجراسَ.

لكنْ، لا أحد لديه الوقت، ليسمعَ الصدى إلا بعضُ القتلى.

والنادلةُ في البارِ تفتحُ معي نقاشًا حول أحقّيّةِ السوريين في الموتِ بطريقةٍ لائقةٍ، حيثُ يكونُ الجسدُ كاملًا.

قطعةً واحدةً.

وعن الوحدةِ.

عن أحقّيّةِ أنْ يجدَ المرءُ شخصًا ينامُ بجانبهِ في المساء.

وأنْ يتركَهُ نائمًا حين يذهبُ إلى عملهِ في الصباح.

دونَ أنْ يَطلبَ منهُ الرحيلَ.

حسنًا.

لِنُنْزِلْ عن ظهرنا هذا الكيسَ المليءَ بالحجارةِ.

ونصرخ بصوتٍ خافتٍ عن طريقِ الكيبورد.

نحنُ الموقّعونَ فوقَ الإسفلتِ.

نُعلنُ أنَّنَا تعبنا.

وأنَّنَا بِغَضِّ النظرِ عن خلفيّاتنا التي أتينا منها.

فإنَّنَا نُعاني من نفسِ الخراء.

أنا أيضًا مثلكِ، أسكنُ وحيدًا في شقّةٍ بثلاثِ نوافذ.

اثنتانِ تُطلانِ على أنتويرب.

أما الثالثة، فهي شاشةُ كومبيوتري التي تُطلُّ على دمشق.

ـ هل زرتِ دمشق؟

ـ لا.

ـ حسنًا، سوفَ أحاولُ أن أصِفها لكِ، درجةُ الحرارةِ في الصيفِ ٣٧ مئوية، إنَّها المدينةُ التي تتطابقُ فيها درجةُ الحرارةِ في الصيفِ مع درجةِ حرارةِ جسمِ الإنسان.

ـ هل زرتِ أنتويرب؟

ـ لا.

ـ حسنًا، سوفَ أحاولُ أن أصِفها لكِ، إنَّها ألماسةُ دَمٍ تتلألأُ خلفَ الواجهاتِ المضاءَةِ بالأبيض، بريقُهَا يعكسُ ظلالَ رجلٍ أسودَ، وجدَهَا في كينشاسا، ثمّ وُجِدَ مقتولًا برصاصةِ صديقِهِ، من أجلِ أنْ ترتدي امرأةٌ من مونتريال خاتمًا، فيه حجرُ ألماسٍ مصقولٌ في تلّ أبيب، أهداهُ لها زوجُهَا المولودُ في بيونيس أيريس حين كانا في رحلةٍ إلى صحراءِ أريزونا، لكي تسامِحَهُ على خيانتهِ لها مع صديقتها الجنوبِ أفريقية حين كان يغسلُ أموالهُ في دبي.

ـ هل تعلمينَ ما هو وجهُ الاختلافِ والتشابهِ بين الصحراءِ وغسيلِ الأموال؟

ـ لا.

ـ الاختلافُ أنَّ الصحراءَ تحتاجُ إلى ماءٍ، أمَّا غسيلُ الأموالِ، فلا.

ـ والتشابه؟

ـ التشابهُ هو أنَّ غسيلَ الأموالِ هو غسيلٌ جافٌّ، جافٌّ كالصحراءِ التي في أريزونا.

 

 

حسنًا، لا مجالَ للإنكارِ أنَّنِي أسبحُ فيكِ، كما تسبحُ فراشةٌ داخل الماغما.

وأطعمُكِ كلماتي، لكي تكبري ببطءٍ، كما تكبرُ رقعةُ الدمارِ التي أحدَثَهَا ارتطامُ حزنكِ بأيَّامي.

لقد كانَ لوجودكِ في حياتي أثرٌ سلبيٌّ على شِعْرِ ما بعد الحداثةِ في النصفِ الشمالي من الكرةِ الأرضية.

ويجبُ أنْ أعترفَ لكِ أنَّ الكثيرَ من قصائدي قد انتهتْ مدّةُ صلاحيّتها، بسببِ الظهور المفاجئ لمجازاتكِ فيها.

وأنكِ ساهمتِ من خلالِ حملاتكِ الممنهجةِ لإضافةِ الهوامشِ إلى نصوصي في إحداثِ ثقبٍ في الخزَّانِ الذي يحفظونَ به اللغةَ العربية.

وأنكِ قمتِ بإحيائي مع سبقِ الإصرارِ والترصُّدِ.

وهذه جريمةٌ يُعاقِبُ عليها دستورُ الشعراء.

وأنَّ تفاصيلكِ المبعثرة في أرجاءِ منزلي تثيرُ شهوتي، لكي أرمي التلفزيونَ من النافذة.

وأجلسَ، لكي أشاهدَكِ أنتِ حين تقومينَ بقَتْلِ الوقتِ.

أعترفُ أيضًا أنَّ هناكَ الكثيرَ من الأشياءِ المريبةِ التي بدأتْ بالحدوثِ منذُ شممتُ رائحةَ نهديكِ.

على سبيلِ المثالِ:

كسرتُ العديدَ من كؤوسِ النبيذِ خلالَ الفترةِ التي انتقلتِ بها إلى منزلي.

أغلبُهَا انتحرتْ بالقفزِ من يَدِي خلالَ محاولتي غَسْلَهَا من بقايا أحمرِ شفاهِكِ.

سرقتُ بعض الوقتِ، لكي أجعلَ يومي ٢٥ ساعة.

زَوَّرْتُ ملامحي، لكي أبدُوَ سعيدًا.

أحببتُكِ.

قُلتُ في حوارٍ صحفيٍّ بعدَ أنْ التقيتُكِ إنَّنِي لم أكذبْ في حياتي سوى مرَّتَين.

وكانتْ تلكَ كذبتي الثالثة.

ورغمَ كلِّ التراجيديا السعيدة التي تمرُّ بها حياتي.

رفضتِ أنْ تُطلقي رصاصةَ الرحمةِ على رأسي حين رجوتُكِ أنْ تفعلي.

ومَنَحْتِنِي حياة جديدة.

 

 

تتّهمينَنِي بعدمِ الموضوعيةِ في قصائدي، حسنًا، لم أكنْ موضوعيًا طوالَ حياتي، لقد كنتُ دائمًا منحازًا، وأكيلُ بمكيالَين، كنتُ منحازًا للسودِ أمام العنصرية، للمقاومةِ أمام المحتلّين، للميليشياتِ أمام الجيوش، كنتُ منحازًا للهنودِ الحُمرِ أمام الرجالِ البيض، لليهودِ أمام النازيّين، للفلسطينيّين أمام الإسرائيليّين، للمهاجرين أمام النازيّين الجُدُد، للغجرِ أمام الحدود، للسّكّانِ الأصليّين أمام المستعمرين، للعِلْمِ أمام الدين، للحاضرِ أمام الماضي، للنسويةِ أمام البطريركية، للنساءِ أمام الرجال، لكِ أمَامَ النساء، لكافكا أمام الروتين، للشعرِ أمامَ الفيزياء...

...

...

...

 

 

الفيزياء.

لعنةُ اللهِ على الفيزياء.

لماذا يغرقُ المهاجرونَ، وبعدَ أنْ يلفظوا أنفاسَهُم الأخيرة يطفونَ فوقَ وجهِ الماءِ؟

لماذا لا يحدثُ العكسُ؟

لماذا لا يطفو الإنسانُ حين يكونُ حيَّا، ويغرقُ حين يموتُ؟

 

 

حسنًا.

فلنُسمِّ الأشياءَ بمسمّياتِها.

الكُتُبُ مقابرُ للقصائدِ.

البيوتُ خيامٌ إسمنتيةٌ.

الكلابُ ذئابٌ، ارتضتِ الذُّلَّ.

سجّادةُ الصلاةِ تذكّرُنِي ببساطِ الريح.

غرفتي وقعتْ بحبِّ حذائِكِ الأخضر.

أنا أغرقُ فيكِ، كما يغرقُ السوريّونَ في البحارِ.

يا إلهي.

انظري إلى أين أوصلتْنا الحرب.

حتّى في أسوأ كوابيسي، لم يخطر لي

أنَّنِي في يومٍ من الأيّامِ.

سأقولُ في قصيدةٍ:

أغرقُ فيكِ، كما يغرقُ السوريّونَ في البحار.

 

 

ــــ ــــ      ــــ

 

كلُّ قذيفةٍ تسقطُ على دمشقَ، إنَّمَا تُمَزِّق صفحةً من كتاب ديكارت.

 

 

حينَ وُلِدْنَا.

كانتِ الحياةُ ملوّنةً.

وكانتِ الصورُ بالأسودِ والأبيض.

اليوم أصبحتِ الصورُ ملوّنةً.

وأصبحتْ الحياةُ بالأسودِ والأبيض.

 

٢٠١٥




________________

كُتبتْ هذه القصيدة لصالح مشروع كتاب المدينة

"سيتي بوك" أنتويرب الذي يقام بالتعاون مع البيت
الفلامنكي الهولندي "ديبورين" الجيران. 

© Ghayath Almadhoun
citybooks,
Audio production: citybooks / Vlaams-Nederlands Huis deBuren (Brussel)

La capitale

italienisch

-Qual è la capitale della Repubblica Democratica del Congo?

-Antwerp

 

In questa città che si nutre di diamanti

Il filo spinato cresce nei versi dei poeti

Gli appuntamenti muoiono nel calendario

Le mie mani smettono di toccare le tue labbra

I poliziotti non ridono più

Un taxi il cui autista è stato ucciso dalla pallottola di un cecchino a Damasco

Si ferma davanti alla stazione centrale di Antwerp

Il terrore si ferma alla PlayStation

Così mi prendo sottobraccio e smetto di fermarmi

Penso alla distanza tra le mie labbra e la tua pelle

Come se non fossi nato nel 1979  a damasco, a Yarmouk , campo per rifugiati palestinesi

Come se tu non fossi nata nella Via Lattea

 

In questa città dove ripuliscono dal sangue i diamanti con la medesima cura

Dei dottori che lavano il sangue dalla ferita dell’ uomo che salvano

Passo con la leggerezza di un carrarmato sull’asfalto

Carico di versi come un ambulante

Ogni volta che m’avvio verso il mare mi mangia il deserto

che filtra dalle valige dei migranti

E dal mio passaporto che solo tu  riconosci e nessun altro

Sono lo scrittore di poesie che parlano di morte come parlassero di speranza

E di guerra come se esistesse Dio

Da quando sono morti i miei amici sono diventato un lupo solitario

Che stringe la gioia in un angolo e la calpesta come insetto nocivo

I miei amici torturati a morte mi siedono accanto nei loro abiti più eleganti

Come fossimo a un ricevimento

E mia madre mi cerca in fondo ai fili del telefono

Per accertarsi che ancora io pisci su questo pianeta

 

Ho ripulito dalla mia stanza qualsiasi traccia di morte

Così che quando ti invito per un bicchiere da me

Non percepisci che benché viva a Stoccolma

Sono ancora a Damasco

 

In questa città che si nutre di diamanti di sangue

Ricordo nozze di sangue

Ricordo l’oblio

Sono in piedi in una foto nera su sfondo nero di gruppo di poeti

Che non sono più qui

 

Gli appunti che hai lasciato a margine delle mie poesie mi rendono triste

il mio cuore diventa uno spaventapasseri di legno per mettere in fuga gli uccelli di Hitchcock

il mio cuore innocente che non può sopportarlo

diventa duro come parole oneste

e la strada diventa quaderno

tu sei l’unica che sa trasformare le strade in quaderno

con innocenza mi prendi le mani così possiamo tagliare la testa all’anno

poi collassa la banca mondiale

e la classe media si mette contro i migranti

 

una guardia armata di storia si piazza per disegnare una barriera tra i sobborghi e la felicità

il colore della pelle ci sbarra come un check point

tra il molo che importa libertà

e la strada che si stende tra il cimitero e la camera da letto

non mi ha stancato la guerra

bensì  le poesie che parlano di guerra

né mi hanno stancato le città fredde

ma queste poesie che parlano di città fredde mi hanno rosicchiato le dita

e senza dita non posso ballare

non mi posso orientare ad Oriente

un infarto uccide l’orologio appeso al muro

e i miei amici rendono falsa testimonianza dicendo che la vita è bella

 

questa città sta collassando come un buco nero

voglio dire un buco verde

la strada scappa spaventata

è la prima volta che vedo una strada correre per strada

l’ultima che vedo una casa appoggiata alla risata di una donna triste lasciata in cucina

per poter stare in piedi

e sull’odore di spezie sparse da una pallottola per poter restare viva

i vicini se ne sono scappati senza chiudere le finestre aperte sul massacro

senza chiudere il libro di ricette aperto a pagina 73

gli uccelli hanno traslocato dentro la casa dall’albero vicino

vivevano nei pensili semi aperti della cucina

una bomba da mortaio di 120 mm fabbricato nell’Unione Sovietica nell’anno 1987

per lottare contro l’imperialismo

li avrebbe uccisi

il canarino è morto di fame nella gabbia

questa è la guerra

i canarini muoiono di fame nelle loro gabbie quando svaniscono i loro secondini

i loro secondini che hanno lasciato la casa e non sono mai ritornati

la casa che è crollata sulle poesie di poeti traditi dal proprio paese

il loro paese li faceva piangere e ora piangono per il proprio paese

vedi come raccontano il loro dolore davanti agli estranei

con le loro poesie fanno passare il tempo

con le loro mani suonano le campane

ma nessuno ha il tempo per sentirne l’eco tranne quei pochi uccisi in guerra

e la barista avvia una discussione con me su come i siriani abbiano il diritto di morire idoneamente tutti interi

in un solo pezzo

parla della solitudine

di come la gente abbia il diritto di trovare qualcuno che gli dorma accanto la notte

e di lasciarli addormentati la mattina quando vanno a lavorare

senza chiedergli di andarsene

bene

togliamoci di dosso questo sacco di pietre

e gridiamo pacatamente tramite tastiera

noi sottoscritti sull’asfalto

annunciamo di essere stanchi

e che nonostante i nostri diversi retaggi

soffriamo la stessa merda

anch’io come te vivo da solo in un appartamento con tre finestre

due che danno su Antwerp

ma la terza è lo schermo del mio computer

che dà su Damasco

- Hai visitato Damasco?

- no

- va bene, te la descrivo: d’estate la temperatura è 37 gradi

è la città dove in estate la temperatura è uguale a quella corporea

-hai visitato Antwerp?

- no,

- va bene, te la descrivo: è il diamante di sangue che brilla nella luce bianca delle vetrine

la loro luce riflette un uomo nero che l’ha trovato a Kinshasa e che poi è stato trovato ucciso

dalla pallottola della pistola di un amico

perché una donna di Montreal potesse portare un anello con una pietra levigata a Tel Aviv

regalatole dal marito nato a Buenos Aires

durante un viaggio nel deserto dell’Arizona

in modo che lei lo potesse perdonare per averla tradita con la sua amica sudafricana quando lui stava a Dubai a riciclare soldi

- sai in che cosa sono uguali e in che differiscono il deserto e il riciclaggio del denaro?

- no

- la differenza è che il deserto ha bisogno dell’acqua e il riciclaggio del denaro non ne ha bisogno

- e in che sono uguali?

Sono uguali nel senso che il riciclaggio del denaro è arido, arido come il deserto dell’Arizona

Va bene, non si può certo negare che galleggio in te come una farfalla nel magma

E ti nutro delle mie parole così cresci piano come la zona di distruzione che si è formata

Quando il tuo dolore si è scontrato con la mia vita

La tua presenza nella mia vita ha avuto un effetto negativo sulla poesia postmoderna

nell’emisfero settentrionale del globo

 

e ti devo confessare che la emivita di molte delle mie poesie è scaduta con la improvvisa comparsa delle tue metafore al loro interno

e che hai avuto la tua parte nel bucare il serbatoio dove conservano la lingua araba

con la tua sistematica campagna per aggiungere note in margine ai miei testi

e che con premeditazione e attenta osservazione hai intrapreso il progetto di rimettermi in sesto

e questo è un reato punibile ai sensi della costituzione dei poeti

e che i tuoi dettagli sparsi per casa suscitano in me il desiderio di gettare la televisione dalla finestra

e di stare invece seduto a guardare te mentre fai passare il tempo

devo confessarti che ci sono molte cose di dubbia natura che prendono vita da quando ho iniziato a sentire il profumo dei tuoi seni

ad esempio:

ho rotto diversi calici da quando ti sei trasferita da me

molti hanno commesso suicidio saltandomi dalle mani mentre cercavo di risciacquare le tracce del tuo rossetto

ho rubato del tempo per far durare 25 ore la mia giornata

ho assunto false espressioni per farmi apparire felice

ti ho amata

in un’intervista alla stampa dopo averti conosciuta ho detto che avevo mentito solo due volte nella vita

e che quella era la terza

nonostante tutta quella allegra tragedia che è stata la mia vita

tu mi hai rifiutato il colpo di grazia quando ti ho scongiurato di spararmelo

e mi hai concesso nuova vita

mi accusi della mancanza di obiettività nelle mie poesie, e va bene, non sono mai stato obiettivo nella mia vita

sono sempre stato di parte e ho sempre usato due pesi e due misure

Ho parteggiato per i neri contro il razzismo, per la resistenza contro gli occupanti, per le milizie contro gli eserciti regolari. Ho parteggiato per gli uomini dalla pelle rossa contro i bianchi, per gli ebrei contro i Nazisti, per i palestinesi contro gli israeliani, per gli immigrati contro i naziskin, per gli zingari contro le frontiere, per le popolazione native contro i colonizzatori, per la scienza contro la religione, per il presente contro il passato, per il femminismo contro il patriarcato, per le donne contro gli uomini, parteggio per te contro le altre donne, parteggio per Kafka contro la routine, per la poesia contro la fisica

La fisica

Quella dannata fisica

Perché annegano i migranti e dopo aver esalato l’ultimo respiro galleggiano sulla superficie dell’acqua?

Perché non succede il contrario?

Perché la gente non galleggia mentre è viva e annega dopo essere morta?

 

Va bene

Chiamiamo le cose per il loro nome

I libri sono i cimiteri delle poesie

Le case sono tende di cemento

I cani sono lupi che hanno accettato l’umiliazione

I tappeti della preghiera mi ricordano i tappeti volanti

La mia stanza si è innamorata delle tue scarpe verdi

Mi annego in te come i siriani annegano nel mare

Oh Dio

Guarda dove ci ha portato la guerra

Neppure nei miei incubi più terribili avrei mai pensato

Che un giorno

Avrei scritto in una poesia

Che mi annego in te come i siriani annegano nel mare

 

Ogni bomba da mortaio che cade su Damasco strappa una pagina al libro di Cartesio

Quando siamo nati

La vita era colorata

E le foto erano in bianco e nero

Ora le foto sono colorate

E la vita è in bianco e nero

 

Tradotta in italiano da Pina Piccolo, dalla traduzione inglese di Catherine Cobham e rivista da Sana Darghmouni

التفاصيل - The Details

arabisch | Ghayath Almadhoun

أتعرفُ لمَ يموتُ الناسُ حين تثقبهم رصاصة؟
لأن 70% من جسمِ الإنسانِ يتكوَّنُ من الماء
تماماً كما لو أنَّكَ تُحدثُ ثقباً في خزان ماء.

أكانَ اشتباكاً اعتباطياً يرقصُ في رأسِ الحارةِ حين مَرَرْتُ؟
أم أنَّ قناصاً كان يترصَّدُني ويعدُّ خطواتي الأخيرة؟

هل كانتْ رصاصةً طائشةً؟
أم أنَّني الذي كنتُ طائشاً بالرغمِ من بلوغهِ ثلثَ قرنٍ من العمرِ؟

أهي نيرانٌ صديقةٌ؟
كيف؟
وأنا لم أصادقْ نيراناً من قبل.

أترى أنا من مرَّ في طريقِ الرصاصةِ فأصابَها؟
أم مرتْ هي في طريقي فأصابتني؟
ثم كيف لي أنْ أعرفَ مواعيدَ مرورها وأية طريقٍ ستجتاز؟

هل التقاطعُ مع رصاصةٍ يعتبرُ حادثَ اصطدامٍ بالمعنى التقليدي؟
كالذي يحدثُ بين سيارتين؟
وهل جسدي وعظامي الصلبةُ ستحطمُ ضلوعها أيضاً؟
وتتسببُ في وفاتها؟
أم أنها ستنجو؟

هل حاولتْ أن تتفاداني؟
هل كان جسدي طرياً؟
وهل شعرتْ تلكَ الصغيرةُ مثل حبةِ توتٍ بأنوثتها في ذكورتي؟

القناصُ صوَّبَ نحوي بدون أنْ يكلِّفَ نفسه عناءَ معرفةِ أنَّ لديَّ حساسيَّةً من رصاصِ القناصةِ، وهي حساسيةٌ من الدرجةِ الأولى، وقد تؤدِّي للوفاة.

القناصُ لم يستأذنِّي قبلَ أنْ يُطلق، وفي هذا قلةُ أدبٍ واضحةٌ أصبحتْ خطأً شائعاً في هذه الأيام.

‪ــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــــ‬

كنتُ أبحثُ عن الفرقِ بين الثورةِ والحربِ عندما عبرتْ رصاصةٌ جسدي، فانطفأتْ شُعلةٌ أوقدتها معلمةُ مدرسةٍ ابتدائيةٍ من سوريا بالاشتراكِ مع لاجئٍ فلسطينيٍ دَفَعَ أرضَهُ حلاً لمعاداةِ السَّامية في أوروبا وهُجِّرَ إلى حيثُ التقى امرأةً تشبهُ الذكريات.

لقد كان شعوراً رائعاً، يشبهُ أكلَ قطعةِ مثلجاتٍ في الشتاء، أو ممارسةَ الجنسِ دون واقٍ مع امرأةٍ غريبةٍ في مدينةٍ غريبةٍ تحتَ تأثيرِ الكوكايين، أو...

يقولُ لي عابرٌ نصفَ ما يرغبُ في قولهِ فأصدِّقهُ ثم نطعنُ بعضنا كعاشقين، تومئُ لي سيدةٌ أنْ أتبَعَهَا فأفعلُ وننجبُ طفلاً يشبهُ الخيانةَ، يقتلني قناصٌ فأموتُ، السماءُ تسقطُ على المارةِ فيهربُ السياحُ، السماءُ تسقطُ على المارةِ ولا يهربُ قلبي، السماءُ تسقطُ إلى الأعلى فينتحرُ شاعرٌ في غرفته انتحاراً جماعياً رغم أنَّهُ كان وحيداً ذلك المساء.

في ذلك المساء، داهمني النسيانُ على غفلةٍ فاشتريتُ ذاكرةَ جنديٍ لم يعدْ من الحربِ، وحين انتبهتُ إلى خللِ الوقتِ لم أستطعْ أنْ أجدَ منفىً يليقُ بجرحي لذلك قررتُ ألَّا أموتَ ثانيةً.

المدينةُ أقدمُ من الذكرياتِ، اللعنةُ مسورةٌ بالاكتئابِ، الوقتُ متأخرٌ عن مواعيدهِ، الأسوارُ تحيطُ الزمنَ بالرتابةِ، الموتُ يشبهُ وجهي، الشاعرُ يتكئُ على امرأةٍ في قصيدتهِ، الجنرالُ يتزوجُ زوجتي، المدينةُ تتقيأُ تاريخها وأنا أبتلعُ الشوارعَ ويبتلعُني الزحام، أنا الذي أوزعُ دَمِي على الغرباء، وأتقاسمُ زجاجة النبيذِ مع وحدتي، أرجوكم، أرسلوا جثتي بالبريد السريع، وزعوا أصابعي بالتساوي على أصدقائي.

هذه المدينةُ أكبرُ من قلبِ شاعرٍ وأصغرُ من قصيدته، لكنَّها كافيةٌ لينتحرَ الموتى دون أنْ يزعجوا أحداً، ولتزهرَ إشاراتُ المرورِ في الضواحي، ليصبحَ الشرطيُّ جزءاً من الحلِّ والشوارعُ مجرَّدَ خلفيةٍ للحقيقة.

في ذلك المساء، حين تعثَّرَ قلبي، أمسكتني دمشقيةٌ وعلَّمتني أبجديةَ شهوتها، كنتُ ضائعاً بين الله الذي زرعَهُ الشيخُ في قلبي وبين الله الذي لمستهُ في فِراشها، ذلك المساء،
أمي وحدَها من عرفتْ أنَّني لن أعود،
أمي وحدها من عرفتْ،
أمي وحدها،
أمي.

لقد بعتُ أيامي البيضاءَ في السوقِ السوداءَ، واشتريتُ منزلاً يطلُّ على الحرب، لقد كانتِ الإطلالةُ رائعةً لدرجةِ أنَّني لم أقاومْ إغراءَها، فانحرفتْ قصيدتي عن تعاليمِ الشيخ، واتَّهمني أصدقائي بالعُزلة، وضعتُ كُحلاً على عيني فازدادتْ عروبتي، وشربتُ حليبَ الناقةِ في الحُلمِ فصحوتُ شاعراً، كنتُ أراقبُ الحربَ كما يراقبُ المصابون بالجُذامِ عيونَ الناس، ولقد توصَّلتُ إلى حقائقَ مرعبةٍ عن الشِّعرِ والرجلِ الأبيض، عن موسمِ الهجرة إلى أوروبا، وعن المدنِ التي تستقبلُ السيَّاحَ في أيَّامِ السِلْم والمجاهدين في أيَّامِ الحرب، عن النساء اللواتي يُعَانين الأمرَّين في أيَّامِ السِلْم ويُصبحن وقوداً للحربِ في أيَّامِ الحرب.

في مدينةٍ أُعيدَ إعمارها مثل برلين، يكمنُ السِّرُّ الذي يعرفهُ الجميع، وهو أنَّ الـ…
لا، لنْ أكرِّرَ ما هو معروفٌ، لكنَّني سأُخبركم بما لا تعرفون: ليستْ مشكلةُ الحربِ في من يموتون، مشكلتها في من يبقونَ أحياءَ بعدها.

لقد كانتْ أجملَ حربٍ خُضتها في حياتي، مليئةً بالمجازاتِ والصورِ الشعرية، أتذكَّرُ كيف أنَّني كنتُ أتعرَّقُ أدريناليناً، وأبولُ دخاناً أسودَ، كيفَ كُنتُ آكلُ لحمي وأشربُ صراخاً، كان الموتُ بجسدهِ الهزيلِ يتكئُ على ما اقترفتْ قصيدتهُ من خرابٍ، ويمسحُ سِكِّينهُ من مِلْحي، وكانتِ المدينةُ تفرُكُ حذائي بمسائِها فيبتسمُ الطريقُ، وتعدُّ أصابعَ حزني وتُسقطُها في الطريق إليها، الموتُ يبكي والمدينةُ تتذكَّرُ ملامحَ قاتِلها وتُرسلُ لي طعنةً عن طريق البريدِ، تهدِّدُني بالفرحِ، وتنشرُ قلبي على حبلِ غسيلها الممدودِ بين ذاكرتين، وأنا يشدُّني النسيانُ إليَّ، عميقاً إليَّ، عميقاً، فتسقطُ لُغتي على الصباحِ، تسقطُ الشرفاتُ على الأغاني، المناديلُ على القُبُلاتِ، الشوارعُ الخلفيةُ على أجسادِ النساءِ، تفاصيلُ الأزقةِ على التاريخِ، تسقطُ المدينةُ على المقابرِ، الأحلامُ على السجونِ، الفقراءُ على الفرح، وأنا أسقطُ على الذكرى.

حين أصبحتُ عضواً في اتحادِ القتلى، تحسَّنتْ أحلامي، وأصبحتُ أمارسُ التثاؤبَ بحرية، ورغمَ طبولِ الحربِ التي تُغنِّي قُربَ جسدي المنتفخ، إلا أنَّني وجدتُ متَّسعاً من الوقتِ كي أصادقَ كلباً مشرداً، اختارَ ألَّا يأكل من جثتي رغم جوعهِ، واكتفى بالنومِ قُربَ قدمَيّ.

حاولَ عدةُ أشخاصٍ انتشالي، إلَّا أنَّ القنَّاصَ ناقَشَهُم ببندقيتهِ فغيَّروا رأيهم، لقد كانَ قنَّاصاً شريفاً، يعملُ بأمانة، ولا يضيعُ وقتاً وأُناساً.

ذلك الثقبُ الصغير
المتبقي بعد مرورِ الرصاصة
أفرَغَ محتوياتي
لقد كانَ كلُّ شيءٍ يتسرَّبُ بهدوء
الذكرياتُ
أسماء الأصدقاءِ
فيتامين C
أغاني الأعراس
القاموسُ العربي
درجةُ حرارةِ 37
حمضُ البول
قصائدُ أبي نواس
ودَمِي.

في اللحظةِ التي تبدأُ فيها الرُّوحُ بالهروبِ من البوابةِ الصغيرةِ التي فتحتها الرصاصة، تصبحُ الأشياءُ أكثرَ وضوحاً، النظريةُ النسبيةُ تتحولُ إلى أمرٍ بديهي، معادلاتُ الرياضياتِ التي كانتْ مُبهمةً تغدو أمراً يسيراً، أسماءُ زملاء الدراسةِ الذين نسينا أسماءَهم تعودُ إلى الذاكرة، الحياةُ بكاملِ تفاصيلها تُضيءُ فجأةً، غرفةُ الطفولة، حليبُ الأمِّ، الرعشةُ الأولى، شوارعُ المخيم، صورةُ ياسر عرفات، رائحةُ القهوةِ مع الهيل في ثنايا المنزل، صوتُ أذان الصبح، مارادونا في المكسيكِ عام 1986، وأنتِ.

تماماً، كما لو أنَّكَ تأكلُ أصابعَ حبيبتكَ، تماماً كما لو أنَّكَ ترضعُ سلكَ الكهرباء، كما لو أنَّكَ تأخذُ لُقاحاً ضدَّ الشظايا، كما لو أنَّكَ لِصُّ ذكرياتٍ، تعال لِنُمسك عن الشِّعر، ونستبدل أغنياتِ الصيفِ بِشَاشٍ طبيٍ، وقصائدَ الحصادِ بخيطانِ العمليَّاتِ الجراحية، اتركْ مطبخكَ وغرفة الأطفال واتبعني لنشربَ الشاي خلفَ أكياسِ الرمل، إنَّ المجزرةَ تتَّسعُ للجميع، ضعْ أحلامكَ في السقيفةِ واسْقِ نباتاتِ الشُّرفةِ جيداً، فقد يَطُولُ النقاشُ مع الحديد، اتركْ خلفكَ جلال الدين الرومي وابن رشد وهيغل، واجلبْ معكَ ميكافيللي وهنتنجتون وفوكوياما، فنحن نحتاجهم الآن، اتركْ ضحكاتك وقميصكَ الأزرق وسريركَ الدافئ، وهاتِ أظافركَ وأنيابكَ وسكينَ الصَّيدِ وتعال.

ارمِ عصرَ النَّهضةِ واجلبْ محاكمَ التفتيش
ارمِ حضارةَ أوروبا واجلبْ ليلةَ الكريستال
ارمِ الاشتراكيةَ واجلبْ جوزيف ستالين
ارمِ قصائدَ رامبو واجلبْ تجارةَ الرقيق
ارمِ ميشيل فوكو واجلبْ فايروس الإيدز
ارمِ فلسفةَ هايدغر واجلبْ نقاءَ العرق الآري
ارمِ شمسَ هيمنجواي التي لا تزالُ تُشرقُ واجلبْ رصاصةً في الرأس
ارمِ ليلةَ فان غوخ المضيئةَ بالنجومِ واجلبْ أذنه المقطوعة
ارمِ غورنيكا بيكاسو واجلبْ غورنيكا الحقيقيةَ برائحةِ دَمِها الطازج
نحنُ نحتاجُ هذه الأشياء الآن، نحتاجُها كي نبدأَ الاحتفال.

© Ghayat Almadhoun
Audio production: Ghayat Almadhoun, 2014

I dettagli

italienisch

Sapete perché si muore quando ti penetra una pallottola?
Perché il 70% del corpo umano è composto di acqua
Proprio come se venisse forato un serbatoio

Era solo uno scontro casuale che danzava  lì in fondo al vicolo mentre passavo
O c’era un cecchino che mi osservava e contava i miei ultimi passi?

Si trattava di una pallottola vagante
O ero io un uomo vagante benché abbia già un terzo di secolo?

Si tratta di fuoco amico?
Come può essere
Se non ho mai in vita mia fatto amicizia col fuoco?

Pensate che sia stato io a mettermi davanti alla pallottola
o che sia stata lei a mettersi in mezzo?
Allora, come faccio a sapere quando sta per passare e in che direzione va?

Un incontro con una pallottola è un incidente nel senso convenzionale
Cioè ciò che avviene tra due macchine?
Il mio corpo e le mie ossa indurite ce la faranno a sfasciare le sue costole
E provocarne la morte?
O forse sopravvivrà?

Ha cercato di evitarmi?
Era tenero il mio corpo
e quella cosuccia, piccola come una mora, si sentiva femmina nella mia maschilità?

Il cecchino mi ha puntato senza preoccuparsi di appurare se fossi allergico alle pallottole di cecchino
e se si trattasse di allergia acuta, di quelle che possono essere fatali.

Il cecchino non mi ha chiesto il permesso prima di sparare, esempio lampante
della mancanza di civiltà che è diventata troppo diffusa di questi tempi.
_________________________________________________

Sondavo la differenza tra rivoluzione e guerra quando una pallottola mi ha attraversato il corpo e ha spento una fiaccola accesa da una maestra delle elementari siriana in collaborazione con un rifugiato palestinese che aveva pagato con la propria terra per risolvere il problema dell’antisemitismo in Europa ed era stato quindi forzato ad emigrare in un posto in cui aveva conosciuto una donna che era come la memoria.

Una sensazione deliziosa, come mangiare un gelato in inverno o fare sesso senza protezione con una donna che non conosci in una città che ignori sotto l’influenza di cocaina, o…

Un passante mi dice metà delle cose che voleva dirmi quindi gli credo  poi ci accoltelliamo come due amanti, una donna mi fa segno di seguirla e la seguo e facciamo un figlio che assomiglia al tradimento, un cecchino mi uccide e così muoio, il cielo precipita sui passanti e i turisti scappano, il cielo precipita sui passanti e il mio cuore non scappa, il cielo precipita all’insù e un poeta commette suicidio collettivo nella sua stanza, sebbene fosse da solo quella sera.

Quella sera l’oblio mi fece un’imboscata, quindi comprai la memoria di un soldato che non era ritornato dalla guerra, e quando, quando mi accorsi  del difetto temporale, non potei trovare un luogo d’esilio adatto alla mia ferita, quindi decisi di non morire di nuovo.

La città è più antica delle memorie, la maledizione è trattenuta dalla malinconia, adesso il tempo è in ritardo ai suoi appuntamenti, le mura lo accerchiano di monotonia, la morte assomiglia alla mia faccia, il poeta si appoggia a una donna nella sua poesia, il generale sposa mia moglie, la città vomita la sua storia e io ingoio le strade mentre la folla ingoia me, mentre distribuisco il mio sangue agli estranei e divido una bottiglia di vino con la mia solitudine, vi scongiuro inviate il mio corpo per  consegna espressa, distribuite le mie dita in maniera eguale tra i miei amici.

Questa città è più grande del cuore del poeta e più piccola della sua poesia, ma è abbastanza grande perché i morti si possano suicidare senza disturbare nessuno, perché i semafori possano fiorire nelle periferie, perché un poliziotto possa diventare parte della soluzione  e le strade meri sfondi per la verità.

Quella sera, mentre il mio cuore inciampava, un donna di Damasco mi trattenne e mi insegnò l’alfabeto del suo desiderio, ero perduto tra Dio che il saggio aveva piantato nel mio cuore e Dio che avevo toccato nel suo letto,
quella sera
mia madre era l’unica a sapere che non sarei ritornato,
mia madre era l’unica a sapere,
mia madre era l’unica,
mia madre.

Ho venduto i miei giorni bianchi al mercato nero e ho comprato una casa che guarda sulla guerra e la vista era talmente meravigliosa  che non ho potuto resistere alla tentazione, quindi la mia poesia ha deviato dagli insegnamenti del saggio e i miei amici  mi hanno accusato di isolarmi, ho spalmato il khol attorno agli occhi e sono diventato più arabo, in un sogno ho bevuto il latte della cammella  e mi sono svegliato poeta, guardavo la guerra come il lebbroso guarda gli occhi dei sani e sono arrivato a verità spaventose sulla poesia e sui bianchi, sulla stagione delle migrazioni in Europa, e sulle città che ricevono turisti  in tempo di pace e mujaheddin in tempi di guerra, sulle donne che soffrono troppo  in tempi di pace e in tempi di guerra diventano carburante per il conflitto.

In una città ricostruita come Berlino si cela un segreto che tutti conoscono, cioè che…
No, non starò  a ripetere quello che già si sa, ma vi dirò qualcosa che non sapete: il problema delle guerre non è chi muore, ma chi rimane vivo dopo la guerra.

Era la più bella guerra mai vissuta in vita mia, piena di metafore e di immagini poetiche, ricordo che sudavo adrenalina e pisciavo fumo nero, che mangiavo la mia carne e mi bevevo le mie grida, la morte con il suo corpo macilento si appoggiava alla distruzione commessa dalla sua poesia e si ripuliva il coltello nel mio sale, e la città lucidava le mie scarpe con la sua sera e la città sorrideva e la città contava le dita del mio dolore lasciandole poi cadere sulla strada che a lei conduceva, la morte piange  e la città ricorda  i tratti del suo assassino  e mi manda una coltellata per posta, minacciandomi di felicità, e appende il mio cuore ad asciugarsi con il bucato lì tra due ricordi, e l’oblio mi attira verso me stesso, profondamente verso me stesso, profondamente, tanto ché la mia lingua cade sul mattino e i balconi precipitano sulle canzoni, i veli delle donne sui baci, le strade secondarie sul corpo delle donne, i dettagli delle strade sulla storia, la città cade sui cimiteri, i sogni sulle prigioni, i poveri sulla gioia, e io cado sulla memoria.

Quando divenni membro del Sindacato dei Morti, i miei sogni migliorarono e cominciai a praticare liberamente gli sbadigli, e nonostante cantassero i tamburi della guerra accanto al mio corpo gonfio avevo un sacco di tempo per fare amicizia con un cane randagio, che decise di non mangiare il mio corpo nonostante la fame, e si accontentò di dormire ai miei piedi.

Un certo numero di persone cercarono di trascinarmi via, ma il cecchino si mise a litigare con la sua pistola quindi cambiarono idea, era un uomo d’onore il cecchino, lavorava onestamente e quindi non sprecava tempo o persone.

Quel piccolo foro
che rimaneva dopo il passaggio della pallottola,
mi svuotò dei miei contenuti
tutto  fuoriuscì delicatamente
I ricordi
I nomi degli amici
La vitamina C
I canti nuziali
Il vocabolario arabo
La temperatura di 37 gradi
L’acido urico
Le poesie di Abu Nuwas
E il mio sangue

Il momento in cui l’anima inizia a fuggire da quella piccola porta aperta dalla pallottola, le cose diventano più chiare, la teoria della relatività si trasforma in qualcosa di lampante, le equazioni matematiche  che un tempo afferravamo vagamente diventano semplici, ci ricordiamo i nomi dei compagni di classe dimenticati,  la vita improvvisamente si illumina in dettaglio perfetto, la nostra cameretta, il latte della mamma, il primo tremante orgasmo, le vie del campo rifugiati, il ritratto di Yasser Arafat, il profumo del caffè al cardamomo dentro casa, il suono della chiamata alla preghiera del mattino,  Maradona in Messico nel 1986 e tu.

Come se stessi mangiando le dita della tua amata o succhiando un cavo dell’elettricità, o  come se ti stessero inoculando contro le schegge,  come se tu fossi un ladro di memoria,  vieni, abbandoniamo la poesia, diamo in cambio le canzoni dell’estate per le garze  e le poesie del raccolto per filo di sutura, lascia la tua cucina e le camerette dei bambini e seguimi per andare a bere il tè dietro ai sacchi di sabbia, il massacro ha spazio per tutti, metti i sogni nel ripostiglio  e innaffia abbondantemente le piante sul balcone, perché la discussione con il ferro potrebbe andare avanti a lungo, abbandona Rumi,  Averroe ed Hegel e portati dietro Machiavelli e Huntington e Fukuyama, e perché adesso ci servono, lasciati alle spalle la tua risata, la tua camicia celeste e il letto caldo e portati i denti e le unghie e un coltello da caccia, e vieni.

Butta via il Rinascimento e porta l’Inquisizione.
Butta via la civiltà europea e porta la Notte dei Cristalli.
Butta via il socialismo e porta Iosif Stalin.
Butta via le poesie di Rimbaud e porta la tratta degli schiavi.
Butta via Michel Foucault e porta il virus dell’AIDS.
Butta via la filosofia di Heidegger e porta la purezza della razza ariana.
Butta via il sole che splende ancora di Hemingway e porta la pallottola in testa
Butta via la notte stellata di Van Gogh e porta il suo orecchio tagliato.
Butta via la Guernica di Picasso e porta la Guernica vera con il suo odore di sangue fresco.
Queste sono le cose che ci servono ora, ne abbiamo bisogno per dare avvio ai festeggiamenti.

Traduzione italiana di Pina Piccolo dalla traduzione inglese di Catherine Cobham, rivista dall’originale arabo da Sana Darghmouni.