Roberta Dapunt
vultus
Considera questa faccia tu che mi stai davanti, valutami.
Percorri questo luogo, presentami i tuoi strumenti
e misura la mia espressione.
Prendi la larghezza, unisci la sua lunghezza alla profondità
dei miei occhi, del loro sguardo fin dove finisce.
Misurami la bocca, aprimi le labbra e prova a guardare dentro,
esplorami. Nelle profondità della parola e della mia lingua,
in quella che tu non potrai capire.
Disegnami una carta addosso, fai di me la tua topografia
e calcami, giudicami ogni volta che pensi sia giusto farlo. Riproponimi.
Misurami l’udito, parlagli, digli cosa pensi, chi io sia.
Consacra per questo attimo il tuo giudizio alla mia pelle,
poiché vedi? Io ti do tutto ciò che sono, la mia nudità in questo volto.
Unisciti ai miei capelli, porgimi la tua vanità e intrecciala al mio essere,
questa mente che tu non vedi, questo pensiero che tu non senti,
la mia lingua che tu non ascolti. Ciò che io vedo e che tu non guardi,
e così il mio ascolto che tu non odi.
Del giorno e mentre dormo, sarai tu la mia consapevolezza,
perché tu mi venga incontro, che tu mi ami, che tu mi baci,
che tu mi guardi. Che tu mi guardi.